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 Editoriale di HTML.it

  AOL Time Warner e Internet
    martedì 15 gennaio 2001

È fatta. Una delle maggiori concentrazioni economiche della recente storia è andata in porto. America On Line e Time Warner, dopo un anno dall'annuncio della loro volontà di unirsi sotto un unico proprietario, hanno finalmente ricevuto il via libera da tutte le autorità competenti. L'Unione Europea, la commissione federale antitrust e la commissione per le telecomunicazioni americane hanno dato l'OK per la più importante fusione di servizi e infrastrutture nell'era digitale.

America On Line (AOL) è il più grande Internet Service Provider del mondo, con quasi 30 milioni di abbonati paganti e una struttura societaria che comprende alcuni dei più noti servizi per Internet. Time Warner è invece una delle più grandi major cinematografiche e discografiche con interessi che spaziano dall'editoria, sia on che off line, al teatro, ai cinema, alla TV via cavo e a tutto ciò che riguarda il campo dei media. Time Warner è anche il secondo fornitore di accesso alla TV via cavo negli Stati Uniti, con quasi 20 milioni di abbonati. La fusione tra il provider e la media company è costata 106 miliardi di dollari (circa 216 mila miliardi di lire) ed è finalizzata a consolidare le posizioni dei due gruppi nel campo della multimedialità e del digitale. La nuova società sarà chiamata Aol Time Warner e sarà controllata per il 55% da America On Line e per il restante 45% dall'azionariato di Time Warner, nata 50 anni prima della sua acquirente.

Da domani quando andrete in edicola per leggere il Time, quando andrete a vedere un film ai vari cinema Warner sparsi in tutta Italia, oppure quando ascolterete le ultime informazioni sul sito della CNN avrete toccato con mano la realtà AOL Time Warner. Ma non basta, anche quando siete su Internet e navigate con Netscape, oppure vi scambiate messaggi con ICQ oppure ascoltate i vostri MP3 con Winamp sarete partecipi della multinazionale americana. Negli altri paesi europei (Inghilterra, Germania, Francia e Svezia) attraverso AOL Time Warner ci si può connettere anche ad Internet con le formule Flat rate.

Insomma, un impero digitale si è formato e promette di fare il bello e cattivo tempo. Sulle connessioni, sull'accesso alla TV via cavo, sull'informazione e sui software per Internet. Il motivo che ha spinto alla grande concentrazione è da ricercare nel consolidamento che tutte le compagnie legate ad Internet da interessi multinazionali stanno compiendo o hanno già compiuto durante il 2000 (per una panoramica si veda il nostro articolo sulla dinamiche societarie che hanno interessato le maggiori Internet company). America On Line ha da sempre fatto del concetto di ubiquità la sua principale molla di sviluppo. Aol Anywhere, inizialmente solamente una interessante trovata pubblicitaria, ora assume invece i connotati proprio di una vera e propria strategia espansionistica: la compagni controllerà il maggior numeri di contenuti da diffondere e la maggior parte dei mezzi, almeno negli Stati Uniti, per diffonderli.

I punti dell'accordo che fanno nascere i maggiori dubbi sulla natura dell'operazione sono almeno due: la convergenza tra il mezzo di diffusione e i contenuti da diffondere e l'ingombrante presenza di un gigante da 50 milioni di abbonati controllati direttamente, più altri 50 milioni che comprano quotidianamente prodotti AOL Time Warner.

Le varie autorità garanti che hanno esaminato la vicenda hanno sempre definito alcuni paletti di garanzia oltre i quali Aol Time Warner non sarebbe potuta andare. Dalla commissione europea fu gentilmente vietato a Time Warner di continuare a prendere accordi con la tedesca Bertelsmann e con l'Inglese EMI (che invece stanno mettendo a punto un accordo privato). Le due commissioni statunitensi hanno chiesto a Steve Case (presidente di AOL e anche della nuova società) di permettere ad altri operatori di utilizzare l'estesa rete di cavi della Time Warner e di non impedire che i contenuti e i servizi distribuiti dalla AOL Time Warner (come ad esempio i software di messaggistica istantanea di cui gli americani vanno pazzi) possano essere utilizzati anche da altri ISP. Perché, ci si chiede subito, AOL avrebbe allora comprato Time Warner se non per utilizzare la sua infrastruttura e dare un accesso migliore è più conveniente ai propri servizi? AOL è sempre stata in prima linea contro il controllo monopolistico delle infrastrutture di comunicazione; non avere una buona rete era il suo tallone d'achille. Continuerà ad essere così? Una cosa è certa, nei prossimi mesi AOL tenterà in tutti i modi di creare una piattaforma per integrare in modo sempre più netto Internet e la televisione via cavo diventando la prima Internet Company a poter offrire nuovi contenuti su nuovi mezzi. L'era del modem e del World Wide Wait (chiamato così quando anche AOL era beffardamente soprannominata America On Hold, più o meno l'"America che aspetta") è terminata, la banda larga porterà accesso e nuove prospettive. Peccato da una sola fonte.

Sul secondo punto è legittimo essere un po' più critici. Uno dei tanti miti che attraversano l'immaginario comune quando si parla delle nuove opportunità e delle nuove prospettive che offre Internet è quello, chiamiamolo così, del garage. Il "mito del garage" ci insegna che le migliori soluzioni da essere sfruttate sulla rete nascono in un garage grazie alle idee di qualche studente un po' intraprendente e un po' genialoide. Da un anno il mito del garage si è arricchito di un corollario: le idee, quando hanno preso corpo e hanno iniziato a raggiungere la maturità, vengono comprate dal maggior e più scaltro offerente. In economia si chiama "darwinismo economico", un modello secondo il quale solamente le più grandi e più ricche aziende riescono a prevalere comprando o schiacciando le più piccole. Un modello che sembrava fino a ieri impossibile da perseguire in un terreno così "fluido" e incontrollato come la rete, in cui è così facile perdere visibilità o viceversa acquisirla.

L'accordo AOL TIme Warner va invece in direzione opposta nel tentativo di creare uno spazio in cui poter esercitare il proprio monopolio. La scommessa si dovrà giocare evidentemente su questo punto. America On Line è gia riuscita a costruire una sorta di Limbo dell'Internet giocando sulla semplicità del proprio software di connessione, su un offerta che riuniva sotto il proprio portale tutte le necessità da offrire all'utenza, sul sistema di membership chiuso in modo quasi autarchico verso l'esterno, su un canale di messaggistica riservato ai propri abbonati. Per far sì che l'accordo dia i propri frutti i 30 milioni di abbonati ad AOL dovranno migrare piano piano verso le piattaforme messe a disposizione dalla Time Warner, dovranno comprare i suoi giornali e vedere i suoi film, abbonarsi alla sua TV via cavo ed andare nei suoi teatri.

Internet, allora, cosa c'entra con tutto questo? Ben poco. Le piattaforme via cavo sono diverse come infrastrutture e consentono un accesso diverso alle realtà della rete. I contenuti sono diversi, anche se saranno forzatamente inseriti nel carnet della rete. Le modalità di accesso sono diverse (si legga per approfondimenti un articolo di Giuseppe Caravita del gennaio 2000). L'interattività è diversa. AOL e Steve Case vogliono far credere invece il contrario. Vogliono far credere che Internet è più o meno come la TV, come un giornale e che l'unica interazione fra lo spettatore e la macchina sia il cliccaggio di una bell'iconcina con su scritto Buy Now!. Vogliono far credere anche che le uniche cose che è bello vedere sui media deve per forza avere un marchio AOL Time Warner. È legittimo, dice invece qualcun altro, continuare a diffidare.

di Francesco-Saverio Caccavella

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