Terminata l'introduzione sulle funzioni più basiche di Photoshop CC, è il turno di analizzare l'innovazione più chiacchierata, e apprezzata, di questa versione del software Adobe: il filtro di riduzione dell'effetto mosso.
Prima di addentrarsi nella procedura, però, è bene sfatare qualche mito apparso in Rete sul filtro in questione. Così come la gran parte delle feature delle suite di fotoritocco, la riduzione dell'effetto mosso non fa ovviamente miracoli. Non potrà risolvere nulla su scatti dove il movimento è talmente accentuato da rendere indistinguibili i soggetti ripresi, così come ci si deve attendere sempre un'approssimazione di risultato accettando un po' di rumore di fondo. Allo stesso modo, il filtro non serve affatto alla manipolazione di fotografie fuori fuoco, un errore di ripresa spesso confuso con scatti mossi. La novità di Photoshop CC riguarda unicamente immagini affette da lieve camera shake, così come si suol dire in ambito anglofono, e per essere efficace necessita di lavorare sulle medie e grandi risoluzioni.
Si scelga un'immagine lievemente mossa e la si apra con Photoshop CC, accertandosi che sia di dimensioni sufficienti per poter essere poi ridimensionata e che la risoluzione in ppi sia mediamente elevata, meglio se di 300 punti o superiore. Per questo tutorial, si è riprodotto un modesto errore di movimento su un'immagine preesistente.
Dal menu Filtro, si scelga la categoria Nitidezza e quindi la funzione Riduzione effetto mosso.
Si aprirà l'interfaccia apposita per regolare le opzioni del filtro. Già al primo lancio, Photoshop cerca di analizzare la direzione del movimento e propone un miglioramento approssimativo, da perfezionare poi con le opportune leve sulla destra. Si vedranno nei prossimi passaggi le singole regolazioni.
Premendo il tasto Q
, è possibile trascinare l'area d'anteprima direttamente sull'immagine da modificare e, tenendo premuto il tasto destro del mouse, sarà possibile confrontare lo scatto prima e dopo l'applicazione del filtro. Per questo esempio, si noterà come l'immagine sia già di molto migliorata, ma anche come permanga un certo livello di rumore non particolarmente gradevole.
Per corregge il rumore, serve innanzitutto agire sulle leve della colonna di sinistra. La prima, chiamata Limite traccia sfocatura, definisce la grandezza in pixel su cui agire. Diminuendo il valore, si ridurrà il rumore a discapito della resa visiva. Viceversa, si otterranno risultati più dettagliati ma con un livello di disturbo più elevato.
Similmente, l'opzione Attenuazione permette di modificare il livello di disturbo da nitidezza. Spostandosi a sinistra si otterrà un effetto più sfocato e con basso disturbo, spostandosi a destra l'esatto contrario.
La terza leva ha lo scopo di regolare il livello di Artefatti visivi sullo scatto, così come già evidente dal nome.
La regolazione delle tre opzioni è del tutto soggettiva: non vi sono casistiche a cui fare riferimento. Si tenga presente come la riduzione del rumore non potrà essere mai totale e come, ovviamente, quest'ultima debba essere valutata in base ai propri scopi. A piena risoluzione è molto probabile che piccoli artefatti visivi siano evidenti a schermo, ma riducendo di dimensioni lo scatto - ad esempio per la condivisione via social network o per email - o provvedendo alla stampa sui comuni formati fotografici 10x15, tali difetti diverranno praticamente impercettibili.
Non è però tutto. Oltre alla opzioni della colonna di sinistra, è possibile migliorare la fedeltà del filtro spostando il centro dell'elaborazione su una zona diversa dell'immagine. A puro scopo d'esempio, si è tentato di trascinare lo strumento sul manto laterale del cane, zona più colpita da disturbi di nitidezza.
Allo stesso modo, si può modificare il raggio d'azione per il sampling del filtro, agendo sul riquadro tratteggiato o, addirittura, disegnando sull'immagine più aree di riferimento per ottenere zone di riduzione del mosso differenziate.
Raggiunta una resa gradita, è sufficiente premere il pulsante OK per salvare quanto ottenuto e tornare alla consueta interfaccia di Photoshop. Di seguito, una schermata di confronto della fotografia prima e dopo l'applicazione del filtro.
Dalle prossime lezioni, invece, si inizieranno ad analizzare le peculiarità dei livelli isolabili e delle forme, per poi passare progressivamente alle novità per la lavorazione in RAW.
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Dog - Shutterstock