Bentornati in questo decimo, ed ultimo, appuntamento con la nostra serie di articoli dedicati al tuning delle prestazioni di Android. Nella precedente lezione abbiamo spiegato nel dettaglio come ottimizzare le performance di uno smartphone, o tablet, eseguendo una pulizia della Home Screen ed adottando applicativi in formato "Lite".
Cos'è una custom rom
Quest'oggi invece ci focalizzeremo sull'installazione e configurazione di una custom rom. Alcuni dei modelli di cellulari in commercio hanno la possibilità di essere "moddati" tramite l'installazione di un firmware personalizzato, chiamato appunto custom rom in Inglese, in modo simile a quanto avviene con i normali PC quando si decide di installare un sistema operativo diverso da quello originariamente scelto dal produttore.
Tali rom alternative hanno solitamente l'obbiettivo di ottimizzare delle specifiche caratteristiche o sono utili per aggiornare il dispositivo alla major release di Android più recente.
Adottando una custom rom si può anche accedere ai privilegi di utente amministratore, è così possibile rimuovere tutta una serie di applicativi che in precedenza non era possibile eliminare o adottare una soluzione di ad-block per l'intero sistema operativo, cosi da bloccare gli annunci pubblicitari più invasivi e preservare la propria privacy online.
Limiti delle custom rom
Tuttavia esiste anche un rovescio della medaglia. Gran parte dei produttori non gradisce tale pratiche, perché di fatto possono poi diventare la base anche per condotte illecite. Per tale ragione l'installazione delle custom rom comporta, in moltissimi casi, la decadenza della garanzia hardware.
Inoltre, trattandosi di codice sviluppato in forma amatoriale, è probabile che questo sia qualitativamente inferiore rispetto a quello che troviamo preinstallato sul dispositivo.
Le rom personalizzate possono infatti presentare bug e imperfezioni. Senza contare che diverse compagnie produttrici di cellulari non distribuiscono pubblicamente i driver per il proprio SoC ARM, dunque chi si occupa di realizzare custom rom deve spesso fare affidamento a soluzioni di reverse engineering o workaround di fortuna per poter operare sui dispositivi in commercio.
Proprio per tale motivo, nel prossimo futuro l'ecosistema delle rom alternative potrebbe subire una notevole battuta d'arresto. Già oggi non è possibile installare firmware amatoriali in un vasto bacino di device.
Il consiglio è dunque quello d'installare una custom rom solo e soltanto se il nostro device è già fuori dal periodo di garanzia. Inoltre, prima di affidarsi da una soluzione simile è sempre bene considerare strategie più semplici per migliorare le performance, o la durata della batteria, del proprio smartphone, come quelle consigliate nei capitoli precedenti della guida.
Installare e configurare una custom rom per ottimizzare le prestazioni di Android
Una rom personalizzata va dunque a sostituire interamente il firmware stock presente nel dispositivo. Quindi prima di avviare qualsiasi processo di installazione e configurazione è sempre bene sincerarsi di aver eseguito un backup completo dei propri dati.
È possibile salvare i file ed i contenuti multimediali presenti nello smartphone tramite uno dei tanti servizi di storage sul Cloud oppure si può optare per un classico, ma comunque efficace, backup manuale. Per capire quale sia la soluzione di backup più adatta a voi vi invitiamo a leggere la lezione dedicata al backup di Android.
Una volta terminate le operazioni di copia dei dati possiamo iniziare la procedura per il flash, ovvero l'installazione, della nuova rom. Partiamo dunque individuando il modello esatto del device in nostro possesso.
È possibile reperire tale informazione all'interno del pannello di impostazione del dispositivo. Apriamo l'app drawer, con uno swipe verso l'alto oppure tappando sull'apposita icona presente sul dock, e cerchiamo l'applicazione chiamata "Impostazioni" facendo scorrere il dito verso l'alto, oppure da destra a sinistra in base al launcher che stiamo utilizzando. Sui telefoni Google Pixel l'applicazione in questione è disponibile anche nel menu a tendina, richiamabile con uno swipe dall'alto verso il basso, assieme ai vari toggle di sistema.
Una volta individuata l'icona della ruota dentata stilizzata tappiamoci sopra per aprire i vari setting di Android.
A questo punto verranno mostrate varie opzioni, quella che stiamo cercando si chiama "Informazioni sul telefono" o "Info su questo dispositivo".
Individuata la corretta denominazione del proprio smartphone ci si potrà quindi spostare su un forum oppure un portale dedicato al modding di Android cosi da reperire la rom che più ci interessa o che contiene le funzionalità di cui necessitiamo.
Una delle community più vaste e prolifiche in questo settore è XDA Developer, all'interno del loro sito Web è infatti possibile trovare rom e tutorial specifici per migliaia di telefoni o tablet.
Dopo aver ottenuto la rom dobbiamo eseguire lo sblocco del bootloader, ovvero quel componente software che si occupa materialmente di eseguire il boot di Android. Per motivi di sicurezza i bootloader stock dei produttori sono impostati per consentire unicamente l'avvio del firmware originale. Quindi per operare il flash di un custom rom è necessario disabilitare tale funzione ed installare una custom recovery mode apposita per poter avviare una versione di Android personalizzata.
La procedura varia da dispositivo a dispositivo. Dunque non ne esiste una universale. In genere bisogna abilitare le opzioni da sviluppatore all'interno dei setting del device e successivamente avviare il telefono in una modalità chiamata Fastboot.
Successivamente si dovrà connettere il telefono al computer tramite un cavo USB, avviare la shell chiamata ADB (Android Debug Bridge) e tramite una serie di comandi, che variano in base al device, eseguire lo sblocco del bootloader.
In seguito sempre da ADB sarà possibile installare una custom recovery, ovvero un programma capace di eseguire il flash di firmware non ufficiali, come ad esempio la nota TWRP. Anche il processo di installazione di TWRP varia in base al modello di smartphone.
Al termine di tale configurazione apriamo il file manager e spostiamo il file della custom rom all'interno della memoria del telefono. Terminata la copia scolleghiamo il dispositivo dal computer e avviamo TWRP tramite la medesima combinazione di tasti utilizzata per accedere alla normale recovery mode del dispositivo.
Una volta arrivati all'interno di TWRP ci si potrà spostare nella directory dove abbiamo copiato la custom rom, basterà infatti usare il bilanciere del volume o il tasto power per navigare tra le cartelle. Selezioniamo quindi tale file ed utilizziamo l'apposita opzione "Swipe to Install" per installare il nuovo firmware.
Il processo potrebbe durare qualche minuto, al suo termine eseguiamo un reboot del device e se tutto dovesse essere andato a buon fine saremo finalmente dentro al nuovo sistema appena flashato.