Il primo passo per iniziare a sviluppare app Android consiste nel dotarsi degli strumenti adeguati. Il
cuore di questo tipo di programmazione risiede in un ambiente noto come Android SDK. Vi si potrebbe interfacciare
direttamente ma, fortunatamente, è stato creato un ambiente di lavoro efficiente, intuitivo e multipiattaforma che
prende il nome di Android Studio. Con questo potremo utilizzare tutte le funzionalità dell'SDK senza alcuna difficoltà, oltre che lavorare al
codice, creare interfacce utente e testare le applicazioni.
In questa lezione li conosceremo entrambi ed impareremo ad installarli.
Android Studio
Nonostante la prima generazione di sviluppatori Android si sia formata su Eclipse, la nascita di Android Studio e la sua raggiunta maturità sono stati salutati con gioia dagli addetti ai lavori. Infatti questo ambiente - ottenibile dal sito ufficiale di Android - è venuto al mondo sotto i migliori auspici, all'insegna della flessibilità e della praticità. Innanzitutto, è figlio di IntelliJ, un IDE molto intuitivo ed efficiente prodotto dalla società JetBrains. In secondo luogo, è scaturito dalla stessa Google e nasce appositamente per Android, integrandosi con tutto il suo ecosistema. Permette di realizzare progetti per smartphone e tablet, nonchè per dispositivi indossabili, Android
Auto e Android TV. Il colosso di Mountain View ha a disposizione un universo di servizi cloud, ed Android Studio offre a tutti i nostri progetti un ponte per creare app che dialoghino con essi.
All'inizio di ogni nuovo progetto, l'IDE propone diversi template che rappresentano i tipi più in voga di applicazioni e la configurazione è affidata ai file build di Gradle. Quest'ultimo è uno strumento di build automation che permette una configurazione molto flessibile con una sintassi mutuata dal linguaggio Groovy. Un contributo utilissimo che offre Gradle è la gestione delle dipendenze in stile Maven. Quando avremo bisogno di integrare librerie di sviluppo prodotte da Android o da sviluppatori di terze parti potremo inserire direttive che permetteranno di recuperarle direttamente in rete tramite "coordinate" costituite da group id, artifact id e versione.
Altre caratteristiche messe a disposizione da Android Studio sono:
- editor per layout visuale usabile in modalità drag and drop;
- supporto a ProGuard e preparazione del pacchetto di installazione;
- accesso a SDK Manager per la personalizzazione dell'SDK scaricato e AVD (Android Virtual Device) Manager per la gestione degli emulatori;
- inline debugging, funzionalità che rende più immediata l'ispezione del codice durante il debug, affiancando alle righe di linguaggio Java i valori ed i riferimenti collegati agli oggetti;
- monitoraggio delle risorse di memoria e della CPU utilizzate dall'app, per seguire l'allocazione dinamica di oggetti ed effettuare dump della memoria heap, da analizzare successivamente.
Un aspetto importante è che il progetto è tuttora in continuo ampliamento. Ad esempio, dalla versione 1.3, si è avuta una ricongiunzione tra SDK (per lo sviluppo in Java) ed NDK (il Native Developemente Kit, pensato per sviluppatori C/C++) per il quale è stato aggiunto editing e debugging in Android Studio. Nella seconda major release, invece, si è puntato all'incremento della produttività e alla riduzione dei tempi di sviluppo con la nascita dell'Instant Run che mira a vedere in azione con grande rapidità le modifiche apportate al codice senza aspettare lunghi rebuild del progetto e al potenziamento degli emulatori che spesso - soprattutto su macchine meno dotate - sono stati la nota dolente delle giornate lavorative dei programmatori.
Si consideri tuttavia che, per raggiungere un funzionamento ottimale, Android Studio richiede che la macchina soddisfi alcuni requisiti hardware e software. Sono infatti richiesti:
- sistemi operativi sufficientemente moderni (per Windows almeno la versione 7, per Mac minimo OS X 10.10 Yosemite, per Linux si raccomanda un ambiente
grafico KDE o GNOME); - non meno di 4 GB di RAM, possibilmente 8;
- almeno 2 GB di spazio disco libero ma ne sono raccomandati 4.
Installazione di Android Studio
Android Studio può essere installato velocemente su ogni sistema operativo. Si evidenzia che non è più necessario installare
prima una versione del JDK (Java Development Kit), operazione indispensabile in precedenza. Infatti,
Android Studio viene già corredato di una macchina virtuale OpenJDK, aggiornata all'ultima versione disponibile.
Possiamo scaricare il software tramite un'apposita pagina del sito ufficiale.
Qui ci verrà automaticamente proposta la versione relativa al nostro sistema operativo, sebbene sia comunque possibile scaricare anche le altre versioni disponibili. Ecco come si potrà procedere sui
vari sistemi operativi:
- su Windows potremo scegliere un'opzione molto comoda (e raccomandata), scaricando un pacchetto di installazione
.exe. In alternativa, si può scegliere un archivio in formato zip che, una volta decompresso, offrirà l'eseguibile studio64.exe all'interno della cartella bin; - per le distribuzioni Linux è disponibile un archivio in formato zip che va scaricato e decompresso. Fatto ciò si potrà avviare l'installazione vera e propria
mediante il programma studio.sh contenuto nella cartella bin. È importante ricordare che, per un corretto funzionamento di Android Studio sulle versioni di Linux a
64 bit (ormai estremamente comuni) è richiesta l'installazione di alcune librerie. Qualora esse non fossero presenti nel sistema,
andranno installate opportunamente. Su Ubuntu e affini, potremo sfruttare apt con:sudo apt-get install libc6:i386 libncurses5:i386 libstdc++6:i386 lib32z1 libbz2-1.0:i386
Su sistemi Fedora e similari, sfrutteremo yum:
sudo yum install zlib.i686 ncurses-libs.i686 bzip2-libs.i686
- per i MacOS sono disponibili pacchetti DMG che, una volta avviati, ci condurranno nel processo di installazione.
È importante che Android Studio venga aggiornato regolarmente, e per questo motivo è disponibile la voce di menu Check for Updates che
potrà essere individuata all'interno dell'IDE nel menu Help, tranne che nei sistemi Mac dove sarà collocato nel menu Android Studio.
Eclipse
Eclipse è uno strumento gratuito e molto flessibile, ben noto da tanti anni a varie comunità di sviluppatori. In particolare, la sua natura modulare l'ha reso molto ricco di funzionalità mediante vari plugin installabili al suo interno, oltre che utilizzabile nella programmazione con vari linguaggi, primo tra tutti Java, ma anche C/C++, PHP ed altro ancora. Anche nel caso di Android esiste un plugin, chiamato strong>ADT (Android Developement Tools).
È bene specificare che, negli ultimi anni, l'uso di Eclipse per lo sviluppo di app per Android è sempre meno diffuso, in favore del già citato Android Studio (che rimane la scelta consigliata)
L'installazione di Eclipse consiste nei seguenti passi:
- Download di Eclipse: è necessario ottenere una versione di Eclipse pari o superiore alla 3.7.2 (chiamata Indigo). Il download può essere effettuato dall’apposita pagina sul sito ufficiale: la versione per Java Developers andrà benissimo. L'IDE dovrebbe avere al suo interno il plugin JDT; verificare la sua presenza, nelle versioni recenti, risulta superfluo trattandosi ormai di una caratteristica di serie;
- Installazione del plugin ADT: Eclipse viene fornito in versione stand-alone; in altre parole, esso non va installato, ma è sufficiente decomprimerlo ed eseguirlo. Una volta avviato, per installare ADT, si selezioni la voce Install New Software nel menu Help. La finestra che si apre presenta un pulsante Add, tramite cui si può inserire l’indirizzo da cui Eclipse provvederà per il download del plugin. L'URL richiesto è il seguente: http://dl-ssl.google.com/android/eclipse/. Dopo la connessione alla sorgente, nella finestra Available Software, apparirà il componente Developer Tools: si dovrà spuntare la checkbox relativa ad esso e proseguire con l'installazione tramite pulsante Next. Successivamente, appena terminerà il download del componente, sarà necessario accettare la licenza d'uso proposta;
- Download dell'Android SDK: il plugin appena installato permetterà di avere a disposizione voci di menu relative allo sviluppo Android all'interno di Eclipse. L'ultimo passo consiste nel collegamento dell'IDE ad un Android SDK. Quest'ultimo, qualora non lo si possieda già nella propria macchina, può essere scaricato dal sito ufficiale di Android. Lo si dovrà scompattare sul nostro file system (ad esempio può essere posto all’interno della directory di Eclipse), e specificare il path della cartella nelle Preferences di Eclipse: selezionare la voce di menu Window -> Preferences e, nella sezione Android dell'interfaccia che appare, inserire il path del proprio SDK nella casella di testo SDK Location.
Android SDK
Come ultima nota, diamo uno sguardo più ravvicinato all'Android SDK. Un aspetto molto importante è che questo SDK è costituito da molti strumenti – programmi, emulatori, piattaforme per ogni versione di Android e molto altro - la cui composizione non è immutabile ma viene gestita tramite il programma Android SDK Manager, avviabile sia da Eclipse che da Android Studio (in quest'ultimo caso tramite il menu Tools). Grazie al Manager, il programmatore potrà profilare le piattaforme e gli strumenti presenti nel SDK nella maniera più congeniale al proprio lavoro. Maggiori dettagli in merito verranno via via presentati nel corso delle successive sezioni della guida.
Un paio di download, qualche click per installare e scompattare: indipendentemente dal sistema operativo del proprio PC, l'ambiente per lo sviluppo su Android non necessità di grandi operazioni per essere pronto all'utilizzo e alla realizzazione della prima app.