Quando capita di imbattersi in pagine che espongono tali bollini o - come si usa molto adesso per non "disturbare" la grafica - delle stringhe di testo di analogo significato (p.es. "WAI-AAA"), è bene ricordare che ciò rappresenta semplicemente una pretesa di conformità della pagina alle specifiche WCAG 1.0, ma in nessun modo un attestato ufficiale di accessibilità, che nessun ente o organizzazione è per il momento in grado di rilasciare.
Purtroppo questa chiara distinzione è spesso ignorata dai più: ciò si traduce in una sorta di "truffa" ai danni dell'utente, che ha bisogno di vera accessibilità, non di bollini. Infatti, molto più spesso di quanto non si creda, anche istituzioni pubbliche importanti espongono dichiarazioni di conformità al massimo livello di accessibilità (il livello tripla A), che basta una rapida analisi da parte di un esperto per dimostrare fasulle. Non sappiamo in questi comportamenti quanto vi sia di superficialità e quanto di dolo. Fatto sta che sarebbe di gran lunga preferibile che i gestori di siti si limitassero ad esporre solo dichiarazioni autenticamente e severamente controllate: la fiera dei bollini serve soltanto a gettare discredito sul tema dell'accessibilità, che è invece di fondamentale importanza non solo per i disabili, ma per chiunque tenga ad una vera democrazia dell'informazione e dei servizi in Rete.
Un altro strumento al servizio dei millantatori di accessibilità è Bobby, un noto software in grado di effettuare un'analisi automatica del codice di una pagina web, mettendo in luce – quando li trova - gli elementi che non soddisfano i requisiti richiesti dalle WCAG 1.0.
Questo software, se usato con intelligenza, è uno strumento sicuramente utile. Permette infatti di identificare con relativa facilità un gran numero di pecche di accessibilità a livello di codice. Il guaio è che sta diventando una sorta di valore commerciale in sé, per gli sviluppatori, ottenere la validazione da parte di Bobby (cioè l'apparire del suo bollino di conformità al termine dell'analisi effettuata sulla pagina), indipendentemente dai successivi controlli umani di accessibilità che Bobby stesso sollecita.
Nella figura 13 possiamo vedere, accanto all'icona "Bobby AAA approved", ottenuta al termine dell'analisi di una pagina web in cui Bobby non ha riscontrato errori, il testo che invita l'autore della pagina analizzata ad effettuare successivi controlli di tipo umano. Ecco cosa dice quel testo, tradotto in italiano:
«Se i punti di priorità 1, 2 e 3 elencati più sotto non si applicano alla vostra pagina, ciò la qualifica allora come Bobby AAA approved e voi siete autorizzati ad usare l'icona Bobby AAA approved.»
Quando Bobby non trova errori di accessibilità nel codice di una pagina, invita l'autore ad effettuare una serie di controlli umani sugli elementi che il programma non è in grado di analizzare. Solo se la pagina supererà anche i successivi controlli umani, l'autore avrà diritto ad esporre il loghino "Bobby approved".
In teoria, dunque, si è autorizzati ad esporre l'icona solo dopo aver superato tutti i controlli umani suggeriti dal programma!
Poiché gli elementi che Bobby non può controllare sono importantissimi ai fini dell'accessibilità – per esempio la chiarezza del linguaggio adoperato e la validità dei testi alternativi – esporre l'icona "Bobby AAA Approved" senza aver effettuato adeguati controlli tramite revisori umani non ha alcun valore come dichiarazione di accessibilità. A nostro parere, i siti che espongono questo bollino (o una stringa testuale di significato equivalente), dovrebbero accludere un'esplicita dichiarazione che renda noti agli utenti quali e quanti controlli di revisione umana sono stati effettuati sulla pagina, e quando sono stati effettuati.
Invece pare che ciò che interessa i gestori di siti "accessibili" sia non tanto il raggiungimento di una vera accessibilità, quanto soprattutto l'esporre il maggior numero possibile di dichiarazioni di conformità: conformità alle specifiche HTML o XHTML, alle specifiche CSS, al livello tripla A delle WCAG 1.0, e poi il bollino Bobby AAA Approved e - incredibile a dirsi per siti italiani! – anche la conformità alle norme di accessibilità statunitensi che vanno sotto il nome di Section 508! Ci sarebbe da ridere - soprattutto per chi si dichiara conforme contemporaneamente alle WCAG 1.0 e alla Section 508 – se non ci fosse invece da piangere!