La scrittura su carta in alcuni casi rimane anche troppo fedele a se stessa. Quante volte chi lavora nella comunicazione si è sentito rispondere che è troppo tardi per una modifica al programma degli incontri, perché la brochure è già andata in stampa. Lo stesso capita a un libro che fresco di tipografia manca di un riferimento attuale nelle note e nella bibliografia.
Nel bene e nel male il digitale è a metà tra scritto e orale, il digitale muta. La forza della pagina digitale è quindi la sua possibilità di conservare (scripta manent) ma allo stesso tempo di mutare, per adattarsi alle varie forme del divenire. E il contesto varia. L'articolo scritto su carta sta fermo, (scripta manent) rimane se stesso. E non può essere diversamente da così. Ma l'universo potenziale dei suoi riferimenti prosegue inesorabilmente.
L'architettura delle informazioni permette di tenere immutato l'articolo (scrita manent) e contemporaneamente di aggiornare continuamente i suoi riferimenti all'esterno che inevitabilmente si muove (digitalia mutant).
Perché l'architettura delle informazioni e non il web semantico
Le parole chiave e le classificazioni servono a questo: a identificare alcuni concetti chiave facendo in modo che esse rendano il contenuto rintracciabile e lo aggancino a riferimenti correlati.
Il web semantico - ammesso che funzioni - questo non può sempre farlo. Infiniti percorsi narrativi, rivoli e microstorie, neologismi e instant words si dispiegano lungo l'accumularsi delle notizie, e il web semantico non può ricostruirli tutti a priori.
Non solo. Ponendosi come punto di riferimento internazionale, può rischiare di naufragare nell'annoso problema delle differenze linguistiche e culturali. Non tutti i termini sono traducibili da una lingua all'altra, non tutte le culture schematizzano allo stesso modo e riescono tranquillamente a importare l'una nell'altra gli schemi prescelti. (chi non ricorda i dodici modi di classificare la neve della popolazione Inuit? da: "Il senso di Smilla per la Neve")
Architettura delle informazioni in tutte le direzioni
Analizzando i dati di accesso di portali ad alto traffico ci siamo accorti che una percentuale sempre più grande di visitatori non entra dalla home page del sito, bensì dai motori di ricerca. E i motori di ricerca li portano direttamente alle foglie. Gli utenti giungono così immediatamente all'ultimo elemento della classificazione, quello che d'ora in poi verrà chiamato unità di contenuto, senza passare dal via. Quanto più saremo in grado di arricchire l'esperienza della foglia, tanto più nostri visitatori si sentiranno spinti a visitare anche i rami dell'albero e tanto più saranno attratti dalle associazioni a cui quell'unità di contenuto rimanda.