Quando si parla di usabilità si pensa quasi sempre alla percezione del layout, o, per dirla più semplicemente, all'aspetto grafico: colore dei link, posizione della barre, animazioni, peso delle immagini. Mentre quando si parla di accessibilità, si toccano per lo più aspetti tecnici: tempi di caricamento, possibilità di visualizzazione per gli utenti diversamente abili, diversificazione della presentazioni dei contenuti per tutti i tipi di supporto tecnologico.
In questo senso, l'accessibilità è diventata un requisito indispensabile per tutti i siti delle pubbliche amministrazioni, e a ragione: perché tutti i visitatori devono poter accedere alle informazioni di pubblica utilità, e perché un sito accessibile è comunque un sito meglio costruito anche per un utente abile.
Esiste un altro tipo di inaccessibilità, però, e si annida anche in siti costruiti secondo le più aggiornate linee guida tecniche. In molti portali, soprattutto di enti pubblici, si riscontra un aumento esponenziale delle informazioni pubblicate: più o meno indispensabili, più o meno recenti, dedicate a diversi tipi di pubblico, che convivono tutte insieme nello stesso ambiente, determinando così un sovraccarico, una sorta di "inquinamento da informazioni" che rende spesso impossibile arrivare al contenuto davvero rilevante per l'utente.
All'accumulo indiscriminato di informazioni va contrapposta una gestione ragionata dei contenuti, che non significa scrivere e pubblicare meno, ma ordinare, catalogare, filtrare, richiamare all'occorrenza tutti i contenuti collegati, in altre parole: un'ecologia delle informazioni.
L'Information Architecture (Architettura dell'informazione) è così la disciplina che permette di contrastare gli effetti negativi dell'accumulo di informazioni e di andare verso un'ecologia dei sistemi complessi di contenuti.