Secondo quanto riportato dal New York Times, i responsabili della campagna presidenziale di Donald Trump avrebbero chiesto alla piattaforma X di bloccare la diffusione di un dossier contenente informazioni riservate sul candidato alla vicepresidenza, JD Vance.
Il dossier, ottenuto attraverso un attacco informatico, era stato diffuso online, ma X ha deciso di intervenire, bloccando i link che conducevano alla storia in questione. La piattaforma ha giustificato questa azione facendo riferimento alle proprie regole contro la diffusione di informazioni personali non redatte e ha sospeso il giornalista che per primo aveva pubblicato il contenuto nel suo articolo.
Questa decisione di X rappresenta un netto contrasto rispetto a quanto il suo proprietario, Elon Musk, aveva criticato in passato. Solo due anni fa, infatti, Musk aveva duramente attaccato la vecchia dirigenza di Twitter per una scelta simile: il blocco della storia relativa al laptop di Hunter Biden nel 2020.
Elon Musk e il concetto di censura
All'epoca, Musk definì quella decisione come una violazione del Primo Emendamento della Costituzione americana, accusando la piattaforma di censura. Successivamente, rilasciò documenti interni relativi a quella scelta a determinati giornalisti, causando indirettamente la diffusione di dati personali di altre persone.
Nonostante Musk si sia definito in più occasioni come un sostenitore della libertà di parola senza compromessi, le sue azioni dipingono un quadro più complesso e controverso. Il suo ruolo attivo nel sostenere la rielezione di Trump ha sollevato ulteriori dubbi sulla sua imparzialità riguardo al tema della libertà di espressione.
Più volte, infatti, Musk ha manifestato il proprio sostegno al precedente presidente, con Trump stesso che ha ipotizzato in diverse occasioni di affidargli un incarico di rilievo all'interno della sua amministrazione futura. Questa apparente incoerenza tra le parole e le azioni di Musk evidenzia il delicato equilibrio che egli cerca di mantenere tra la protezione della privacy e la difesa della libertà di parola, un tema centrale nel dibattito sulla gestione delle piattaforme social.
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