Credo siano interessanti le considerazioni svolte da Rowan Simpson sul suo blog, anche perché vanno a toccare una situazione critica con cui chiunque sviluppi siti e applicazioni web deve confrontarsi.
L'accesso paritario e universale ai contenuti e ai servizi di un sito è un obiettivo che pochi non riconoscerebbero come auspicabile, direi doveroso. Nella realtà il massimo che si può mettere in atto è spesso un compromesso accettabile. Qualcuno alla fine rimane tagliato fuori, magari perché quella categoria di utenti rappresenta una percentuale minima di visitatori e si decide che non vale la pena investire risorse per garantire a costoro lo stesso trattamento destinato alla maggioranza.
Si badi, non si parla qui solo dell'accessibilità declinata come ausilio tecnico a favore di chi è disabile. Le minoranze sacrificate, come spiega Simpson, possono essere composte da chi usa Linux (magari Mac...), da chi naviga a 56kbps, anche da chi per necessità o altra ragione si ostina a usare IE6, etc.
Credo che tanti possano essere i modi per approcciare il problema. Voi come lo fate nello sviluppo di un progetto?
Simpson, ad esempio, propone di staccarsi dai conteggi in percentuale o per categorie astratte e di pensare per numeri assoluti. Non "lo 0,7% che usa Linux" ma "100 persone in carne e ossa" che vogliono fare qualcosa sul mio sito. Immaginiamole tutte riunite davanti a noi: avremmo il coraggio di dire loro in faccia "No, tu no"?