Canonical si spinge oltre con l´innovazione della propria shell grafica: se infatti Unity finora era stato sviluppato con un´ottica abbastanza conservatrice nei confronti delle specifiche desktop tradizionali, attraverso un post sul proprio blog relativo al design, il team Ayatana ha deciso, dopo aver sviluppato un embrione di scrollbar on-demand, di affrontare il tema della chiusura delle applicazioni: in futuro in Ubuntu i programmi non verranno terminati, ma rimarranno in background, almeno finché le risorse (RAM in primis) lo permettono.
Motivo di questa decisione sembrano essere le caratteristiche delle macchine odierne: processori a frequenze sempre più alte, quantitativi di RAM sempre maggiori, dischi rigidi via via più capienti hanno reso possibile l´esecuzione simultanea, in background, di tantissimi processi, e il mantenimento di molte applicazioni che, anziché essere chiuse, entrano in uno stato di freeze.
Android prima, e iOS poi, hanno introdotto un nuovo concetto di scheduling basato su demoni e applicazione vera e propria, e a questo si rifà il pensiero di Canonical: incentrare l´operazione di chiusura sulla finestra, non sul processo, più precisamente sull´utente, e non sulle risorse di sistema. Nel post di Matthew Paul Thomas vengono evidenziati alcuni esempi di incongruenza e insensatezza di questo approccio tradizionale richiesto da parchi macchine con risorse esigue; secondo gli sviluppatori di Ubuntu questo non è più un problema.
Ovviamente non sono stati dimenticati gli utenti con macchine un po´ più datate: è stato dichiarato infatti che la sfida più grande sarà rendere efficiente questo nuovo approccio allo scheduling dei processi per tutta la gamma hardware più diffusa al giorno d´oggi.