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Systemd: le polemiche sul sistema di init delle distribuzioni Linux

Systemd: le polemiche sul sistema di init delle distribuzioni Linux
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Da quando systemd è diventato il sistema di init di riferimento per Debian 8 le polemiche su questo componente sono divampate sempre di più. Le critiche che si fanno al team di sviluppo di systemd sono tante, lo stesso Linus Torvalds ha più volte "bacchettato" i developer del progetto perché non sistemavano problemi anche gravi nel codice che poi avrebbe ottenuto il merge nel kernel Linux. Tuttavia la critica principale arriva da chi vede systemd come un "monolite" che sta assorbendo sempre più compiti all´interno delle distribuzioni, andando contro alla filosofia KISS dei sistemi Unix-like.

Systemd infatti non si limita a svolgere il compito di un semplice sistema di init ma può compiere anche varie altre funzioni, come esempio il controllo del mount dei dischi di sistema, il controllo della data, l´hostname, gli eventi ACPI, i file temporanei e nelle ultime release sta integrando anche Gummiboot per eseguire un boot più sicuro gestendo in modo indiretto il boot del sistema.

Altro elemento per cui viene criticato è la gestione dei log di sistema, fin dalla prime release systemd usa il suo sistema di log chiamato Journal che però non permette di visualizzare i log in modo diretto con un normale editor di testo, infatti le informazioni devono essere lette per forza da journalctl . Inoltre, se il log viene cancellato dall´utente o da un programma, la directory nella quale verranno scritti i log cambierà, perché sistemd non ricrea il file di log fino al successivo update del pacchetto, e questo può spiazzare alcuni utenti che non ne sono a conoscenza.

Systemd poi è compatibile unicamente con Linux, o almeno lo è per il momento, visto che sfrutta delle feature che sono una prerogativa del kernel del Pinguino. Al contrario i sistemi di init precedenti erano disponibili per tutti i sistemi Unix-like.

Dunque ci sono alcuni dettagli da sistemare anche se systemd porta diverse innovazioni, come ad esempio un unico punto dove trovare i log di sistema, che prima erano sparsi in varie directory, un controllo più semplice dei demoni grazie ad un sintassi più facile da ricordare, possibilità di fare un restore del sistema in caso di avvio anomalo grazie alla creazione di snapshot dinamici. Oltre a questo c´è anche da considerare la sua grande capacità di parallelizzazione che permette avvi più rapidi del sistema sfruttando la potenza delle CPU in modo migliore di quanto non si facesse con i vecchi sistemi di init.

Queste feature hanno permesso a systemd di imporsi come componente principale in tutte le distribuzioni e nei desktop environment più diffusi. Le critiche mosse dalla comunità sono più che lecite, tuttavia i vari team di sviluppatori hanno discusso molto prima di adottarlo, giungendo quasi tutte alla medesima scelta. Infatti systemd porta molti benefici all´interno delle distribuzioni, creando una base comune dove gli sviluppatori di terze parti possono trovare un punto di riferimento fisso su tutte le distribuzioni.

Ovviamente il progetto ha bisogno di migliorie e gli sviluppatori di Red Hat dovranno prestare particolare attenzione nell´inclusione dei processi da far gestire a systemd, visto che le distribuzioni Linux sono diventate ormai dipendenti da esso. Rimangono escluse dai giochi solo Slackware e Gentoo che hanno scelto di utilizzare altri sistemi di init.

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