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Stephen King contro Facebook, colpa delle fake news

Stephen King lascia Facebook per protestare contro fake news e mancanza di privacy negli annunci politici del social network.
Stephen King contro Facebook, colpa delle fake news
Stephen King lascia Facebook per protestare contro fake news e mancanza di privacy negli annunci politici del social network.
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Per Stephen King, il maestro del brivido, Facebook è probabilmente una piattaforma dai contorni horror. È quanto indirettamente si apprende dalle ultime dichiarazioni dello scrittore, pronto a lasciare il social network di Mark Zuckerberg poiché insoddisfatto del suo funzionamento. La ragione? La sovrabbondanza di fake news, disinformazione e mancanza di privacy che caratterizza la piattaforma, una questione da tempo al centro delle attenzioni di diversi esperti di new media.

Con un aggiornamento pubblicato sulla piattaforma Twitter, il maestro dell'horror ha annunciato la sua decisione di lasciare Facebook. Pomo della discordia la recente policy del servizio relativa agli annunci politici: così come confermato nelle ultime settimane dal gruppo, il social network non interverrà sulla veridicità delle informazioni fornite all'interno di annunci sponsorizzati di natura politica, per non influenzare le visioni degli elettori. Una mancata presa di posizione, quest'ultima, che lo scorso primo febbraio ha spinto lo scrittore all'addio:

Abbandono Facebook. Non mi sento a mio agio con l'ondata di falsa informazione che viene permessa sugli annunci politici della piattaforma, né ho fiducia nella sua abilità di proteggere la privacy degli utenti. Seguitemi su Twitter, se volete.

Dopo l'annuncio, l'account di Stephen King su Facebook - con 5.6 milioni di follower, così come riferisce CNet - è stato disabilitato.

La questione sollevata dal re del terrore non sembra essere di facile risoluzione.

Mentre piattaforme come Twitter hanno deciso un approccio duro, vietando tout-court annunci sponsorizzati di natura politica, Facebook ha deciso sostanzialmente di non schierarsi. In occasione dell'introduzione di nuove funzionalità per l'utente, come il blocco dei deepfake e il rollout della funzione Clear History, la società di Mark Zuckerberg ha confermato l'assenza di misure specifiche per gli ads politici.

In altre parole, un candidato elettorale che volesse sponsorizzare informazioni non veritiere non troverà limitazioni, se non quelle insite nei TOS del servizio, mentre spetterà agli utenti valutarne l'attendibilità.

Per spiegare questa posizione, all'inizio di gennaio è intervenuto Rob Leathern, direttore del product management relativo all'advertising della piattaforma:

In assenza di una normativa, Facebook e altre compagnie sono sole nel progettare le loro policy.

Abbiamo basato la nostra sul principio che le persone debbano essere in grado di ascoltare coloro che desiderano siano le loro guide, nel bene e nel male. Ciò che dicono dovrebbe essere analizzato e dibattuto in pubblico.

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