I social media stanno diventando sempre più uno strumento utilizzato da chi compie abusi sessuali su minori, secondo un recente studio condotto negli Stati Uniti. La ricerca ha rivelato che, in una percentuale variabile tra il 7% e il 12% dei casi, gli aggressori utilizzano queste piattaforme per adescare e sfruttare i ragazzi.
Questi dati sono emersi durante una presentazione all'American Academy of Pediatrics, dove sono state analizzate le testimonianze di oltre mille adolescenti vittime di abusi sessuali. Lo studio ha evidenziato che, quando l'aggressore non è una figura familiare, la probabilità che i social network siano stati usati per facilitare l'abuso sale fino al 12%.
Secondo Miguel Cano, uno dei ricercatori coinvolti nella ricerca, i giovani trascorrono una parte significativa della loro vita online, rendendo i social network uno spazio dove i confini tra opportunità e rischi sono molto sottili.
Avvengono degli adescamenti sui social per poi infliggere degli abusi
Se da un lato queste piattaforme offrono numerosi benefici, dall'altro nascondono pericoli spesso sottovalutati. Tra i rischi più gravi ci sono il contatto con sconosciuti, l’esposizione a contenuti inappropriati e il pericolo di subire forme di violenza psicologica o sessuale.
Le piattaforme più frequentemente usate dagli aggressori per entrare in contatto con le vittime sono Instagram e Snapchat, anche se il fenomeno non si limita a queste due. La ricerca ha evidenziato che l’età media delle vittime coinvolte nello studio è di circa 13 anni, e la maggior parte di esse sono ragazze.
Cano ha sottolineato come l’assenza di controlli adeguati e regolamentazioni rigide sui social renda cruciale l'intervento di genitori, pediatri e altri adulti che si occupano dei giovani. È essenziale che questi soggetti siano consapevoli dei pericoli nascosti nei social media e adottino misure efficaci per proteggere i ragazzi da potenziali abusi, garantendo loro un uso sicuro e responsabile delle piattaforme online.