Il procuratore generale del New Mexico, Raúl Torrez, ha avviato un'azione legale contro Snap Inc., l'azienda proprietaria di Snapchat, accusandola di facilitare il lavoro dei predatori online, sfruttando le funzionalità della piattaforma per adescare e abusare dei minori.
La denuncia sostiene che i messaggi "temporanei" di Snapchat, progettati per sparire dopo un certo intervallo di tempo, non siano così sicuri come appaiono. I predatori, infatti, possono facilmente catturare e archiviare questi contenuti, creando una situazione di vulnerabilità per i giovani utenti che, illusi dalla natura effimera dei messaggi, potrebbero essere spinti a condividere immagini o video inappropriati.
Secondo Torrez, Snapchat ha fuorviato i suoi utenti, facendo loro credere che i contenuti pubblicati sulla piattaforma svanissero definitivamente. In realtà, questi dati possono essere facilmente salvati dai malintenzionati e usati per scopi illegali, mettendo a rischio i minori.
Gli investigatori hanno creato un profilo falso di una ragazzina di 14 anni: ciò che è successo è sconvolgente
L'accusa si basa anche su un'indagine condotta dall'ufficio del procuratore, che ha creato un profilo fittizio di una ragazza di 14 anni. Tramite questo account, gli investigatori hanno interagito con numerosi profili sospetti, molti dei quali hanno tentato di indurre la ragazza a inviare contenuti a sfondo sessuale.
Torrez afferma che le caratteristiche di Snapchat, come i messaggi che si autodistruggono e la funzione "Aggiungi velocemente", contribuiscono a creare un ambiente favorevole per i predatori online. Secondo lui, queste funzioni rendono la piattaforma un terreno fertile per attività criminali come il sextortion, dove i malintenzionati costringono le vittime a fornire contenuti intimi sotto minaccia.
In risposta, Snap Inc. ha rigettato le accuse, affermando di essere fortemente impegnata nella protezione dei giovani utenti. La società ha dichiarato che esaminerà le accuse in dettaglio e presenterà la sua difesa in tribunale. Questa vicenda rappresenta un nuovo capitolo nella lotta per la sicurezza dei minori sul web. Se la causa dovesse andare a buon fine, potrebbe innescare cambiamenti significativi nel modo in cui le piattaforme social proteggono i loro utenti più vulnerabili.