Cresce il consenso per una maggiore protezione dei minori dall'uso eccessivo di smartphone e social media. Sempre più pedagogisti, psicologi e personalità del mondo della cultura chiedono che sia vietato l’accesso ai cellulari ai ragazzi sotto i 14 anni e che sia limitata la presenza sui social network ai minori di 16 anni.
Tra i principali promotori di questa petizione vi sono esperti del calibro di Daniele Novara e Alberto Pellai, i quali evidenziano come un’esposizione precoce alla tecnologia possa avere conseguenze negative sullo sviluppo cognitivo dei bambini e adolescenti, esponendoli a rischi di dipendenze e disturbi emotivi.
Il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, si è mostrato favorevole a queste iniziative. Già responsabile dell'introduzione del divieto di utilizzo dei cellulari nelle scuole fino alla terza media, Valditara ha espresso pieno supporto alla proposta di regolamentare in modo più rigoroso l'uso di smartphone e social media tra i giovani. Il ministro ha sottolineato come i danni legati a un uso non controllato della tecnologia siano ormai ben noti e visibili.
L'importanza di un equilibrio
Gli esperti avvertono che l’uso eccessivo di dispositivi digitali può interferire con lo sviluppo di competenze cruciali, come quelle sociali ed emotive, oltre a compromettere le capacità cognitive nei primi anni dell’adolescenza, una fase particolarmente delicata per lo sviluppo cerebrale. Inoltre, i rischi associati all'uso prolungato di smartphone e videogiochi comprendono problemi di vista, disturbi del sonno e mancanza di attività fisica.
Questa proposta ha sollevato un ampio dibattito. Da un lato, ci sono coloro che ritengono sia fondamentale proteggere i giovani dai pericoli del mondo digitale; dall'altro, ci sono quelli che temono che un divieto troppo severo possa limitare la libertà dei ragazzi e le opportunità di apprendimento che la tecnologia offre.
Indipendentemente dai diversi punti di vista, appare evidente l’urgenza di affrontare la questione, cercando un equilibrio tra la necessità di protezione e quella di permettere uno sviluppo equilibrato, coinvolgendo famiglie, scuole e istituzioni in un dialogo costruttivo.