In un'audio-intervista rilasciata a suo tempo da Tim Berners Lee e che è possibile ascoltare (o scaricare) su questa pagina, l'inventore del World Wide Web evidenziava, tra l'altro, la scelta consapevole di inserire tra le funzionalità di base del primo browser quella che consentiva di visualizzare il codice HTML della pagina. Lo scopo di quella scelta non sfugge a nessuno: guardare cosa c'era sotto il cofano è stato per molti, all'epoca, il modo più semplice per imparare a scrivere pagine web.
Ora, l'alba del nuovo decennio si apre proprio all'insegna di un sentito appello nella community degli sviluppatori web: salvare il View Source. L'amico fedele, l'alleato più prezioso di chiunque abbia messo mano alla produzione di codice per il web è in pericolo? Sembrerebbe di sì, almeno stando ai ragionamenti di Alex Russell (Dojo e Google) e altri intervenuti al dibattito.
Due, in sintesi, i potenziali killer individuati: la minificazione del codice (soprattutto Javascript, ma in parte anche CSS) in vista del miglioramento delle performance di caricamento delle pagine e le varie tecniche per l'offuscamento tendenti a tenere nascosto il codice per non fare vedere come abbiamo fatto quella cosa.
Le implicazioni e le sfumature del discorso sono tante, coinvolgono la natura stessa del web per come è stato concepito alle sue origini (una natura che a molti piace definire giustamente open), ma anche il valore che ha avuto e ha la visualizzazione del codice di un documento come strumento per l'apprendimento.
Insomma, va salvato o no il soldato View Source?buy cialis in australia