Le sei, intense settimane di battaglie legali tra Oracle e Google sono finalmente arrivate alla svolta definitiva. L´ultimo aggiornamento pubblicato quindici giorni fa si era fermato con la parziale vittoria di Oracle sul fronte del copyright, nonostante tale verdetto fosse rimasto incompleto. La notizia delle ultime ore, pronosticata e attesa da molti, arriva però a confermare la vittoria di Google: il verdetto, questa volta unanime della giuria, dichiara che due brevetti citati in causa da Oracle non sono stati violati.
Il giudice William Alsup, che a sorpresa nel corso del processo aveva dichiarato di aver avuto esperienze di programmazione, non ha ancora deliberato se le API possano essere protette da copyright, così come Oracle ha più volte tentato di dimostrare nel corso del dibattimento. Tale delibera, si legge sulla notizia riportata da Ars Technica, potrebbe avvenire nelle prossime settimane, rappresentando un importante punto di riferimento per processi simili.
Ma non solo: la vittoria di Big G, sebbene fosse stata messa in discussione dal vantaggio di Oracle nella prima fase del processo, era evidente fin dall´inizio. A dirlo è il capo dei giurati Greg Thompson, il quale ha affermato che Oracle non ha avuto la benché minima possibilità di spuntarla. Fondamentale anche il supporto del giudice, che ha saputo indirizzare la giuria nella risoluzione di un caso tutt´altro che facile.
Oracle, che a questo punto potrebbe tentare il ricorso in appello, vede sfumare la terza fase del processo inerente il risarcimento danni, limitandosi ad un "rimborso" per una funzione copiata. La portavoce Deborah Hellinger ha commentato così il verdetto:
Oracle ha presentato una prova schiacciante nel processo per dimostrare che Google avrebbe frammentato e danneggiato Java. Il nostro obiettivo è continuare a difendere il core di Java per il principio "scrivi una volta, esegui ovunque" ed assicurarci che venga protetto per i nove milioni di sviluppatori Java e per la comunità che dipende dalla compatibilità di Java.