Justin Diaz fa un post con una porzione di codice XHTML Strict ultravalida ma che viola ogni norma di buon senso rispetto all'uso degli elementi e ad una corretta strutturazione degli stessi. Roger Joahansson si fa due risate leggendolo e linka un esempio da non imitare. Pure quello valido ma con un codice da incubo. Morale: mai usare la validazione del codice come unica best practice.
I due post mi hanno fatto tornare in mente una cosa scritta da Ben Hammersley un po' di tempo fa. Si esprime, Ben, su quella che definisce una vera malattia nell'ambito del web development moderno: la confusione tra tecnologie utili allo sviluppatore e tecnologie utili al lettore/utente. Ed è polemico, IMHO al punto giusto. C'è qualcuno a cui importa che Google abbia un markup da pleistocene? E qualcuno usa Flickr per le magie di AJAX? Va bene la validazione, ovviamente, perché, continua, aiuta il lavoro di chi sviluppa, ma se il sito non è 'buono', scordati lettori, utenti e clienti. Morale anche qui: smettiamola di perdere tempo a discutere su come costruire le cose e iniziamo a costruirle per davvero. Abbiamo i pennelli, cominciamo ad usarli per farci qualcosa di bello:
We went through the early stages of the web building our toolkits and learning technique, and now itÂ’s time to stop talking about how weÂ’d build stuff, and go on and actually do it. Validation porn has had its day. Enough about the brushes already: give me some beauty.