Google, Facebook, LinkedIn, Twitter e molti altri: questi servizi non hanno in comune soltanto il fatto di essere strumenti online e di aver conquistato un gran numero di utenti. Tutte queste piattaforme, infatti, sono accumunate da diverse gradazioni di blu. Si tratti di un lieve azzurro, o di un oltremare intenso, la maggior parte delle pagine che quotidianamente vengono aperte in Rete rappresentano tutte le gradazioni di questo colore. Negli anni, gli esperti di design e di psicologia si sono interrogati sull'estrema popolarità di questa tinta, giungendo alla conclusione che la scelta sia tutt'altro casuale. Per quale ragione, di conseguenza, il blu è così gettonato?
Naturalmente, quelle raccolte negli anni sono soltanto delle supposizioni, poiché le varie piattaforme in questione non hanno mai esplicitamente rivelato per quale ragione abbiano scelto un colore anziché un altro. Tuttavia, le spiegazioni rimangono affascinanti.
Albori della rete
Secondo molti analisti ed esperti dell'evoluzione del Web, l'inizio della popolarità del blu può essere fatta risalire agli albori di Internet. Oltre a essere la tinta che maggiormente l'uomo incontra nella sua quotidianità, poiché colore del cielo, leggenda vuole che tale gradazione sia connessa a Tim Berners Lee, il "padre" del Web.
In una delle primissime foto che lo ritraggono nello sviluppo delle antesignane pagine web, Berners Lee appare in prossimità di un computer, quest'ultimo aperto su un sito dai collegamenti ipertestuali proprio di colore blu. Non a caso il blu è il colore universalmente riconosciuto per segnalare i link non ancora visitati. Va però detto che lo stesso sviluppatore ha più volte specificato di non ricordare come sia nata la scelta di questo colore: semplicemente Mosaic, il primo browser, mostrava i collegamenti in questa tonalità.
La tonalità blu di Facebook è forse una delle maggiormente riconosciute e riconoscibili a livello mondiale, tanto da essere diventata in un certo senso iconica. Eppure, per Mark Zuckerberg, più di una scelta deliberata si è trattata di una necessità: il fondatore di Facebook, infatti, è daltonico.
Non potendo distinguere tra colori come il rosso e il verde, Zuckerberg pare abbia semplicemente deciso di andare sul sicuro, scegliendo una tinta che avrebbe di certo riconosciuto e identificato. Così è nato il blu di Facebook, una gradazione che nelle primissime versioni non si discostava troppo dal classico navy.
Google usa estensivamente il blu nei suoi servizi: oltre a essere ripetuto ben due volte nel logo, per evidenziare le due "g" che lo compongono, è il colore primario per i suoi pulsanti. Una gradazione su cui Big G pare abbia puntato molto, tanto da elaborarne ben 41 diverse varianti.
A quanto pare, qualche tempo fa Google ha deciso di uniformare il proprio schema colori, notando delle piccole incongruenze: il pulsante di ricerca, ad esempio, risultava di un blu lievemente diverso da quello degli strumenti di Gmail. Per questa ragione si narra che il gruppo abbia condotto test estensivi avvalendosi di un gruppo rappresentativo di utenti, presentando loro per 41 sfumature con differenze fra loro abbastanza impercettibili.
Popolarità e significati
Per quanto sia diffuso, il blu non è in realtà il colore effettivamente più diffuso sul web. Viene infatti superato da tutte le gradazioni di grigio, così come emerge da un'indagine condotta da Paul Hebert. Tuttavia, considerato come neri e grigi siano estensivamente impiegati per i testi, la loro sovrabbondanza non è rappresentativa, un fatto che riporta azzurro e similari in pole-position.
Secondo gli esperti di psicologia, il blu suscita emozioni positive in chi lo ammira, poiché tinta della fiducia, del confort, dell'affidabilità, della consistenza. Ad esempio, LinkedIn ha scelto una gradazione lievemente scura, per rimandare un senso di grande professionalità. Stando agli esperti, di conseguenza, il blu è semplicemente scelto poiché le società devono vendere un prodotto, un servizio o pubblicità e, tramite questo colore, possono attirare più facilmente l'attenzione del consumatore.