"Il caso Bowman": così intitola il suo post Giorgio su Refactor. E in effetti la decisione di Douglas Bowman di abbandonare la sua posizione di leader del team di design di Google sta facendo molto discutere, soprattutto per le motivazioni addotte. Credo sia interessante parlarne.
Dalle parole di Bowman emerge una certa frustrazione, la frustrazione di chi è abituato ad un approccio creativo al design e che invece si vede costretto a muoversi nel contesto di una cultura aziendale dove a suggerire ogni minimo passo sono i dati. Mi pare azzeccata la sintesi che del pensiero di Bowman fa Scott Stevenson:
L'osservazione di Doug è che a Google ogni decisione in fatto di design deve essere supportata dai dati. In pratica, devi dimostrare che quella che fai è la cosa giusta.
Tutto, insomma, deve essere misurabile.
Nel post di Bowman non mancano gli accenni alla dicotomia di fondo in cui si è trovato ad agire, quella tra ingegneri e, appunto, designer:
Ad ogni decisione sul design, si levano critiche di protesta. Senza convinzione il dubbio si fa lentamente strada: "àˆ questa la mossa giusta?". Quando un'azienda è piena di ingegneri, è all'ingegneria che tocca risolvere i problemi. Ridurre ogni decisione ad un problema di logica. Rimuovere la soggettività e guardare solo ai dati. I dati sono a tuo favore? OK, lanciamo il prodotto. I dati mostrano un effetto negativo? Torniamo alla lavagna per gli schizzi. E i dati diventano la stampella a cui far poggiare ogni decisione, paralizzando così l'azienda e facendo sì che non si possano prendere decisioni coraggiose in fatto di design".
Gli esempi sulle infinite discussioni per scegliere una tonalità di blue tra 41 diverse gradazioni o se è meglio un bordo di 3, 4 o 5 pixel dovendo provare i vantaggi e gli svantaggi di ciascuna soluzione, fanno da contorno al ragionamento generale.
Tanti sono gli spunti che il fatto può offrire. Lasciare una posizione come quella, ad esempio, richiede comunque una buona dose di coraggio, non vi pare? E del resto credo che a scala molto ridotta esperienze simili si possano vivere in tante realtà . Che ne pensate?