Una delle principali ragioni che spinge gli utenti ad adottare un sistema di adblocking è la pesantezza dei banner pubblicitari che rendono le pagine Web lente e molto spesso difficili da navigare. Gli script incaricati del caricamento degli ads o della raccolta dati sono infatti non di rado la parte meno ottimizzata di una progetto.
A sottolineare questa problematica è Patrick Hulce, ex dipendente Google e fondatore di Eris Ventures. L'ingegnere punta infatti il dito contro gli script JavaScript che si occupano di caricare i contenuti pubblicitari o di analytics.
Hulce ha eseguito alcuni test confrontando due versioni della stessa pagina Internet, una contenente gli script incriminati e l'altra priva di questi ultimi. La versione senza script avrebbe permesso di registrare velocità di caricamento fino al 60% più veloci.
Tali script sono però solo uno dei tanti elementi che entrano in gioco durante il caricamento di una pagina. Bisogna considerare infatti anche la latenza della rete, il bandwidth, la dimensione dei file, la capacità computazione del device, ecc. Tuttavia i tempi di esecuzione degli script JavaScript potrebbero aver un impatto notevole, anche maggiore rispetto agli altri fattori presi in considerazione per i benchmark.
Hulce afferma che quando si clicca su di un link e non capita nulla per diversi secondo i responsabili di ciò sono proprio gli script di analytics/advertising.
Mentre lavorava per Google, Hulce ha contribuito allo sviluppo di un tool chiamato Lighthouse, questo software si occupa di eseguire il browser performance profiling. Attraverso di esso e HTTP Archive lo sviluppatore ha rilevato che gli script di analytics/ads di Big G aggiungo ben 330ms di ritardo al caricamento delle pagine.
Tuttavia Hulce non ritiene che le soluzioni di adblocking siano ideali a lungo termine. I siti e i servizi Web basano il loro modello di business proprio sulle inserzioni pubblicitarie. Ecco perché secondo lo sviluppatore sarebbe il caso che le aziende che si occupano di vendere spazi pubblicitari inizino ad ottimizzare i propri script, cercando di impattare in misura minore sui tempi di caricamento delle pagine web.
Via TheRegister