Nella giornata di lunedì è giunta nel tribunale di San Francisco la discussa causa tra Google e Oracle: partita nell´agosto del 2010, alcuni mesi dopo l´acquisizione di Sun da parte della stessa Oracle, è intentata sulla presunta violazione di alcuni brevetti collegati a Java per lo sviluppo della Virtual Machine Dalvik inclusa nel sistema operativo Android:
Non si tratta di un errore, non si tratta di inavvertenza. La decisione di usare la proprietà intellettuale di Oracle in Android è partita dai piani alti di Google con la consapevolezza di ciò che stava per accadere.
Dei sette brevetti citati in causa, soltanto due (6,061,520 e RE38104) sono rimasti in campo e il secondo, concesso proprio all´autore del linguaggio James Gosling è tra l´altro in scadenza.
Nel dettagliato articolo pubblicato da Ars Technica, durante la prima seduta (in attesa della replica di Google prevista per domani), l´avvocato di Oracle Michael Jacobs ha tirato in ballo una email scambiata tra l´ingegnere Google Tim Lindholm e Andy Rubin, l´uomo a capo di Android, dalla quale si cita testualmente:
Ciò che ci è stato chiesto di fare (da Larry e Sergei) è scoprire quali alternative tecniche a Java esistono per Android e Chrome. Ne abbiamo analizzate alcune, e siamo convinti che facciano tutte schifo. Concludiamo con la necessità di negoziare una licenza per Java nei termini di cui abbiamo bisogno.
Mentre Jacobs afferma la necessità di una licenza per chiunque usi le API di Java, ma non per chi usi il linguaggio, Google ritiene che l´uso delle API e del linguaggio stesso non sia protetto da copyright. La stima originale dei danni, quantificata in 6 miliardi di dollari, è stata drasticamente ridimensionata, sebbene non sia ancora nota la cifra richiesta per questa presunta violazione.