Nell´intento di diminuire la latenza del caricamento delle pagine Web, gli ingegneri di Google stanno studiando un protocollo (chiaramente open) di livello applicativo alternativo all´HTTP: SPDY.
Mediante SPDY si intende inoltre rendere possibile che anche il server possa iniziare la comunicazione verso il client, anziché solamente il vice versa come oggi avviene per costruzione con l´HTTP (e per tale motivo è nata la tecnologia Comet).
HTTP, d´altro canto, è un protocollo che non prevede la compressione degli header, permette la loro ridondanza e la compressione del corpo (sia della richiesta in POST che della risposta) è solamente opzionale.
Nell´indirizzamento di tali limitazioni, SPDY mira a non interferire con le applicazioni Web esistenti (per lo meno, viene spontaneo pensare, fin tanto che queste non gestiscano direttamente gli header HTTP), ma a soppiantare solamente il layer sottostante, l´HTTP appunto, richiedendo che browser e webserver siano consci della nuova tecnologia e comunichino mediante essa.
Peculiarità del protocollo è la possibilità nativa di avere più richieste concorrenti nella stessa sessione TCP e, novità assoluta per simili tentativi, l´assegnazione di diverse priorità alle risorse, di modo che la pagina Web non rimanga "bianca" nell´attesa che vengano trasferite risorse di minor importanza per la pagina stessa (pensiamo ad esempio al codice di Google Analytics o a quello relativo a Facebook, ormai onnipresenti).
Cosa finora è stato fatto: Google ha implementato un webserver SPDY (che verrà rilasciato nel prossimo futuro) e ha inserito nelle recenti versioni di Chrome (per certo sul canale dev, release 12) il supporto a esso. è possibile provare il nuovo protocollo sul browser made in Google digitando:
chrome://net-internals/#events&q=type:SPDY_SESSION%20is:active
Google giura che è possibile giungere fino a un 64% di diminuzione sul tempo di caricamento delle pagine Web rispetto al tradizionale HTTP.