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Obsolescenza digitale: cosa fare per combatterla?

Cos'è l'obsolescenza digitale e perché potrebbe trasformarsi presto in un problema serio.
Obsolescenza digitale: cosa fare per combatterla?
Cos'è l'obsolescenza digitale e perché potrebbe trasformarsi presto in un problema serio.
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L'obsolescenza digitale è un fenomeno che si verifica quando in cui una risorsa non è più accessibile perché o non si possiede più l'hardware per leggerla/eseguirla o perché il software necessario non è compatibile con i sistemi utilizzati. Oggi grazie alle applicazioni cloud siamo abituati a non doverci più preoccupare dei formati dei dati o della compatibilità software, ma l'obsolescenza digitale è comunque un problema serio.

L'obsolescenza digitale riguarda non solo tutti quei formati o applicativi che non possono essere più riprodotti/eseguiti su terminali aggiornati, ma anche i dati che le pubbliche amministrazioni hanno su di noi e che presto potrebbero non essere più disponibili perché immagazzinati in alcuni casi tramite software proprietari che non sono più sviluppati o che, nel frattempo, hanno adottato nuovi standard. Ecco perché molto spesso le PA hanno ancora in uso sistemi datati o magari dispositivi che assicurino una piena retrocompatibilità con i vecchi formati.

Preservale tali dati nel tempo sta diventando un problema, la stabilità fisica dei vari media che utilizziamo è limitata ed è nettamente inferiore rispetto ad altri formati non digitali. Ad esempio, i pen drive USB hanno un ciclo di vita ci circa 10,000 scritture, i dischi magnetici hanno invece un limite di 30 anni prima di iniziare a deteriorarsi, dunque per le aziende e le amministrazioni esiste il serio rischio di perdere dati se non si esegue spesso il backup su nuovi supporti.

Da diversi anni i ricercatori sottolineano tale emergenza, bisogna infatti trovare il modo per conservare e soprattutto di dare accesso a tali dati e software anche alle generazioni future. Ad esempio l'università di Carnegie Mellon ha avviato un progetto di preservazione del software e dei contenuti eseguibili, l'obbiettivo è appunto quello evitare l'obsolescenza digitale tramite la realizzazione di Olive (Open Library of Images for Virtualized Execution), un insieme di 17 macchine virtuali che eseguono vari sistemi operativi capaci appunto di riprodurre una pletora di software e formati diversi.

Olive contiene dunque videogames, emulatori di tax-prep software, word-processor, vecchie versioni dei browser Web, dati dei censimenti ed anche simulazioni mediche di tessuti e dei vari organismi. I software medici sono infatti i più inclini all'obsolescenza visto che tale branca scientifica è in costante evoluzione ed un macchinario può diventare obsoleto nel giro di pochi decenni. La preservazione dei dati registrati tramite i device medici assicura alla ricerca scientifica un bacino di conoscenze incredibile, che potrebbe andare perso per sempre.

Uno dei problemi principali di Olive è la necessità di inserire manualmente tutti i dati e i software obsoleti, questo può ovviamente portare ad errori. Inoltre gran parte dei software scientifici si appoggiano in modo massiccio al rendering delle GPU (parallel-processing), questo rappresenta un problema perché non esiste un sistema standard di GPU input/output, dunque è necessario includere nelle macchine virtuali anche una versione virtuali dei chips delle GPU per cui i programmi scientifici sono stati studiati.

Trattandosi spesso di vecchio hardware non è facile reperirne le specifiche, anche perché dietro c'è quasi sempre un brevetto hardware, quindi è auspicabile che i produttori delle GPU inizino a collaborare per evitare che la comunità scientifica perda l'accesso ad alcuni software e ai relativi dati.

Via Sarah Schlothauer

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