Gli sviluppatori del noto gestore di reti open source NetworkManager hanno pubblicato una nuova major release del progetto. Tale utility, sviluppata originariamente dal team di coder Red Hat, negli ultimi anni è diventata il punto di riferimento per decine di distribuzioni Linux per quanto concerne la gestione della connessione di rete via cavo oppure tramite WiFi. Si tratta infatti di un programma estremamente avanzato che semplifica notevolmente l'amministrazione delle reti wireless ed automatizza completamente la gestione di tutta una serie di parametri necessari alla navigazione web. NetworkManager 1.38 dispone di una serie d'innovazioni interessanti, ad esempio è stata migliorato il supporto al protocollo di rete IPv6 ad alla creazione dei WiFi Hotspot.
In NetworkManager 1.38 non è più possibile interfacciarsi con le connessioni di rete che adottano lo standard di crittografia WEP (Wired Equivalent Privacy) quando è disponibile il più recente protocollo wpa_supplicant. Tale impostazione è stata implementata per scoraggiare l'uso delle reti WEP, che sono notevolmente più insicure rispetto alle ormai più comuni WPA (Wi-Fi Protected Access). Oltretutto NetworkManager 1.38 non utilizza più la modalità SAE/WPA3 per accedere alle funzioni dell'AP (Acces Point) mode.
I developer del progetto hanno lavorato anche su nmcli, ovvero la CLI (Command Line Interface) di NetworkManager, che adesso è capace di indicare all'utente la mancata rilevazione dell'hardware per la gestione delle reti WiFi. Inoltre è stato anche aggiunto un comando dedicato alla migrazione dei profili di connessione, che permettere concretamente, tramite un plugin dedicato, di convertire i file di setting dall'ormai obsoleto formato ifcfg-rh al più moderno ed efficiente sistema keyfile.
Altra novità introdotta in NetworkManager 1.38 riguarda gli hostname dei device presenti nella rete locale. A partire da questa release il gestore di reti in automatico si occuperà di accorciare gli hostname troppo lunghi ricevuti tramite il protocollo DHCP (Dynamic Host Configuration Protocol) ad un massimo di 64 caratteri oppure al primo punto presente nella relativa nomenclatura.