Secondo il CPC, Meta potrebbe ingannare gli utenti utilizzando il termine "gratuito" per descrivere uno dei piani, pur richiedendo il consenso all'utilizzo dei dati personali per la visualizzazione di annunci pubblicitari. Inoltre, il processo di scelta del piano risulterebbe confuso, con gli utenti costretti a navigare attraverso diverse schermate e pagine per comprendere le implicazioni sulla privacy.
Meta ha tempo fino al 1° settembre per rispondere alla lettera del CPC e proporre modifiche al modello "pagamento o consenso" in linea con le leggi europee. In caso di mancata risposta o di persistenza delle violazioni, l'UE potrebbe prendere provvedimenti, comprese sanzioni economiche significative.
Questa pressione da parte dell'UE si aggiunge a quella della Commissione Europea, che all'inizio di luglio ha aperto un'indagine formale su Meta per presunta violazione del Digital Markets Act (DMA). La Commissione ha tempo fino al 25 marzo 2025 per concludere l'indagine, con la possibilità di infliggere multe fino al 10% del fatturato globale di Meta in caso di violazione accertata.
Le implicazioni di questa situazione per gli utenti europei sono significative. Se l'UE dovesse imporre modifiche al modello di Meta, gli utenti potrebbero beneficiare di maggiori garanzie sulla protezione dei dati personali e di una maggiore trasparenza nelle scelte offerte dalle piattaforme social. Questo potrebbe tradursi in una migliore comprensione delle implicazioni della condivisione dei propri dati personali e in una più chiara distinzione tra i servizi gratuiti e quelli a pagamento.