Manca poco più di un mese alla fine del 2017 e per la community Linux è tempo di tirare le somme e analizzare i successi e i fallimenti dell'ecosistema del "Pinguino". Probabilmente il principale settore dove Linux ha avuto successo durante quest'anno è stato quello dei container, in particolare con progetti come Docker e Kubernetes.
Docker e Kubernetes hanno rivoluzionato il settore della virtualizzazione. L'approccio di Docker ai container Linux LXC è stato particolarmente innovativo, portando un gran numero di aziende a migrare dalle macchine virtuali per eseguire lo sviluppo ed il deploy dei propri applicativi. Kubernetes è lo step successivo all'implementazione di Docker nel proprio workflow, un container storage platform che permette una gestione completa e profonda dei propri container e che, infatti, è stata ampiamente adottata anche perché si tratta di un progetto iniziato e sponsorizzato da Google.
Altro settore dove Linux ha ottenuto un successo davvero importante nel corso dell'anno è quello dei Linux VAR ovvero i Value Added Reseller ("rivenditori di valore aggiunto"). Si tratta di una tipologia di aziende che aggiungono caratteristiche o servizi ad un prodotto già esistente, con lo scopo di rivenderlo agli utenti finali, a volte come parte di un prodotto più grande.
Uno degli esempi più rilevanti di questo settore è rappresentato dalla Dell, i cui sviluppatori hanno realizzato delle patch ad hoc per Ubuntu cosi da ottimizzarlo per la propria linea di Notebook XPS.
Terzo settore in cui Linux ha praticamente stravinto quest'anno è quello dei super computer. Praticamente tutto questo comparto è dominato dalle distribuzioni Linux, presente sui primi 100 super computer più potenti al mondo realizzati in Cina e negli Stati Uniti.
Ma ovviamente esistono anche dei settori dove Linux non ha proprio brillato nel 2017. In particolare il mercato desktop rimane ancora dominato dalle alternative proprietarie, questo non perché le distribuzioni siano qualitativamente inferiori ai sistemi proprietari, ma per via dell'assenza di applicazioni chiave a cui sono legati milioni di utenti. Basti pensare alla suite Office o a Photoshop che, attualmente, non sono disponibili nativamente su Linux.
Milioni di utenti ignorerebbero volutamente l'ecosistema delle distribuzioni perché non sono presenti i programmi con cui lavorano giornalmente. Al contrario, spesso i tool e le applicazioni disponibili per Linux sono accessibili anche sui sistemi proprietari come MacOS e Windows grazie al progetto WSL.
Via Datamation