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Le cospirazioni dei competitor: Google Bowling e altri 'malocchi'

Può un competitor danneggiarci? Analisi di un mito.
Può un competitor danneggiarci? Analisi di un mito.
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Nelle ultime settimane diversi blog italiani si sono occupati di un tema che potremmo riassumere con il quesito "Puà un SEO competitor danneggiarci direttamente?". Solo che per alcuni non sembra trattarsi di una domanda ma di una certezza incontrovertibile.

Le teorie SEO che fanno tanta sensazione ma si basano su fatti poco dimostrabili non mi appassionano, preferirei che certe eventualità  fossero affrontate con spirito maggiormente critico, senza dare per scontate questioni che definire dubbie sarebbe un eufemismo. D'altro canto fare del sano terrorismo preserva la professione, crea audience e contribuisce a quell'aura di segretezza che fa la fortuna degli esponenti del settore :).

Quindi parliamone...

Una delle maledizioni Voodoo più temibili che i concorrenti potrebbero lanciare porta il nome di GoogleBowling: la pratica consisterebbe nell'inserire in siti spam (o comunque in siti chiaramente svalutati da Google) link diretti verso il sito che si vuole affondare. Questa teoria è emersa dopo gli aggiornamenti dell'algoritmo di Google avvenuti tra il 2005 e il 2006 (Jagger e Big Daddy). Secondo alcuni la pratica avrebbe fatto nascere una nuova professione... quella del SEO sabotatore.

All'epoca ho trovato l'ipotesi non priva di fascino, ma oggi, alla prova dei fatti, mi sento di dire che si tratta di una cavolata su cui questo post (ormai datato) avrebbe già  dovuto mettere una pietra tombale:

[...]And while links from these sites won't harm your site, they won't help your indexing or ranking.[...]

In sostanza si tratta di una teoria:

  • non dimostrata;
  • che darebbe luogo ad effetti incontrollabili;
  • smentita dalla stessa Google.

Ma le credenze, si sa, sono dure a morire...

Il Google Bowling non esaurisce le possibilità  attraverso cui, secondo alcuni, un competitor può crearci dei grattacapi. Potremmo elencare:

  • le segnalazioni fasulle di violazione delle guidelines;
  • le segnalazioni, fondate o infondate, di partecipazione alla compravendita di link;
  • la duplicazione dei contenuti del nostro sito.

Anche se alcune di queste ipotesi potrebbero non essere campate in aria, ritengo che l'unico competitor temibile sia quello che opera bene sul proprio sito anziché sprecare tempo ed energie per danneggiare quelli altrui.

Ci sarebbe molto da dire anche sulle paure alimentate da Google, ad esempio sulla presunta capacità  di riconoscere la compravendita di link (e limitare un fenomeno ad oggi dilagante), ma questa è un'altra storia...

per ora mi limito a segnalare un recente articolo sull'argomento pubblicato in Search Engine Land

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