In questi giorni il tema della sicurezza informatica è tornato al centro dell'attenzione mediatica. Questo perché la ministra degli affari economici finlandese Katri Kulmunim ha affermato, durante un suo discorso pubblico, che l'Unione Europea dovrebbe puntare al raggiungimento dell'autosufficienza informatica.
Le parole di Kulmunim sono state riportate dalla redazione di Associated Press:
Un sistema operativo sviluppato dall'Unione Europea renderebbe il nostro continente meno vulnerabile e permetterebbe [alle nazioni europee] di essere più indipendenti dalla volontà dalle società private [americane e cinesi].
L'influenza ostile [dei paesi stranieri] svolta tramite la gestione delle reti informatiche sarà il rischio di sicurezza più grosso che dovremo affrontare nel prossimo futuro. Gli USA e la Cina sono già davanti a noi. Essere autosufficienti dal punto di vista cibernetico significa ad esempio sviluppare un sistema operativo o un browser web europeo. L'Unione Europea inoltre dovrebbe anche fungere da certificate authority.
La parte più progressista della classe politica europea è da tempo molto sensibile su queste tematiche. Ad esempio 2 anni fa l'Unione Europea varò il GDPR (General Data Protection Regulation), ovvero una delle regolamentazioni più severe al mondo per quanto riguarda la protezione dei dati personali dei cittadini. Dunque le posizioni di Kulmunim non devono stupire.
Di autosufficienza informatica europea in realtà se ne parla già da diverso tempo, soprattutto per quanto concerne lo sviluppo delle reti 5G. Ad esempio proprio in questi giorni il governo britannico ha deciso di proibire a Huawei e ad altri operatori cinesi di realizzare le parti "vitali" dell'infrastruttura 5G del Paese.
L'autosufficienza informatica potrebbe effettivamente rendere il continente meno vulnerabile all'influenza dei paesi extracomunitari, inoltre la ricerca di soluzioni europee favorirebbe la nascita e lo sviluppo di un ecosistema di imprese locali dedicate all'offerta di servizi e tecnologie di questo genere.
Tale strategia avrebbe però costi non indifferenti per gli stati comunitari, senza contare che sviluppare ex novo un sistema operativo ed un browser web comporterebbe anche la necessità di realizzare applicativi e siti Internet compatibili. I benefici di questo approccio, però, nel lungo periodo potrebbero superare di gran lunga i costi, soprattutto se si dovesse optare per la realizzazione di piattaforme software basate su soluzioni open source già esistenti.
Ormai da diversi anni le amministrazioni locali europee stanno provando ad adottare soluzioni open source in alternativa ai programmi proprietari. Tuttavia manca un progetto europeo che coordini gli sforzi in tal senso.