Il Guardian ha recentemente pubblicato un intervento con cui si decreta la morte della SEO: i social media peserebbero sempre di più rispetto alla capacità di indicizzazione di un sito Web sui motori di ricerca, tanto da rendere le attività SEO virtualmente inutili. Ma è davvero così? Non si tratta di una visione fin troppo semplicistica?
Secondo alcune ricerche, la SEO tradizionale diventa sempre più irrilevante. La società d'analisi Forrester evidenzia come oggi il 32% dei contenuti in Rete venga scovato tramite canali sociali, un aumento del 25% dal 2011, rosicchiando spazio alle classiche ricerche e all'indicizzazione organic che arriva oggi a poco meno del 54% di tutto il materiale scovato dagli utenti. Dan Graziano, dalle pagine di BGR, spiega invece come ormai ogni ricerca su Google porti all'emersione di un misero 13% di contenuti organic, il resto è advertising o indicizzazione junk. Infine, sarebbe in netta crescita l'approvvigionamento di contenuti tramite app mobile, consigli dei propri contatti, canali d'interazione relazionale che bypassano i motori di ricerca spingendo visite e pagine viste tramite modalità terze all'indicizzazione. Se il motore di ricerca diviene via via meno importante, allora, anche gli sforzi SEO sono virtualmente inutili?
La risposta potrebbe essere meno semplice di quanto affermato dal Guardian, così come sottolinea SearchInsider. È certamente vero che le nuove abitudini degli utenti - tra cui la predominanza della scoperta social a discapito del motore di ricerca - possono rendere gli sforzi SEO teoricamente inutili, ma sì è tutt'altro in una situazione dove tali motori di ricerca abbiano perso del tutto la loro importanza. È necessario quindi continuare a ottimizzare, guardando però anche altrove. In altre parole, la SEO non è morta, ma diventa sempre più decentralizzato. E il cambiamento non avverrà tanto in pratiche SEO, che si evolveranno nel tempo eventualmente spostandosi dai motori di ricerca ai social media, ma sulla figura dell'esperto del SEO. Il futuro sembra tratteggiare uno scenario in cui tutti gli esperti della Rete saranno SEO, ovvero chiunque avrà un ruolo funzionale nella creazione e nella gestione di un sito Web o di un intervento sociale, dovrà conoscerne obbligatoriamente le regole. Di conseguenza, se webdesigner, progettisti, programmatori, articolisti, giornalisti, PR, social media specialist e via dicendo diventano degli abili SEO, viene meno la figura di un professionista SEO di per sé. Quanto sia vicina e affidabile questa predizione del futuro, però, non è dato sapere.
Fonti: SearchInsider, Guardian