Un nuovo allarme colpisce l'Internet Archive, poiché gli hacker che hanno recentemente violato i sistemi dell'organizzazione sembrano mantenere l'accesso ai canali di comunicazione interni. Nelle ultime ore, diversi utenti hanno segnalato di aver ricevuto risposte a vecchie richieste di supporto inviate tramite email all'indirizzo ufficiale di Internet Archive. Sebbene queste email sembrassero autentiche, il loro contenuto ha rivelato la mano degli hacker, che hanno sfruttato l'occasione per criticare la gestione della sicurezza dell'archivio.
Nei messaggi inviati, i cybercriminali hanno denunciato la lentezza con cui Internet Archive sta affrontando il problema della sicurezza e, in particolare, hanno evidenziato la mancata sostituzione delle chiavi API compromesse durante l'attacco. Secondo quanto affermato dagli hacker, questo ritardo ha consentito loro di accedere a oltre 800.000 ticket di supporto inviati dagli utenti dal 2018. Questi ticket, che spesso contenevano domande o richieste di rimozione di contenuti dalla Wayback Machine, sarebbero ora in possesso di soggetti malintenzionati, mettendo potenzialmente a rischio la privacy di numerosi utenti.
Un aggiornamento sulla questione arriva direttamente da Brewster Kahle, il fondatore di Internet Archive
Mentre Internet Archive continua i lavori per riportare i propri servizi online, la piattaforma Wayback Machine è tornata operativa, sebbene altri strumenti e risorse rimangano ancora fuori uso. L’organizzazione sta lavorando intensamente per ripristinare pienamente il sito, che conserva una quantità enorme di dati, tra cui libri, software, video, immagini e persino documenti digitali dell’isola di Aruba. Attualmente, gran parte di questo materiale rimane inaccessibile.
Il fondatore di Internet Archive, Brewster Kahle, ha pubblicato il 17 ottobre un aggiornamento in cui ha annunciato che alcuni servizi torneranno operativi nei giorni successivi, ma inizialmente in modalità di sola lettura. Tuttavia, il completo recupero richiederà ancora tempo. Le motivazioni che hanno spinto all’attacco rimangono un mistero. Kahle ha dichiarato in un'intervista al Washington Post di non avere informazioni chiare riguardo ai motivi dietro l'azione degli hacker.