Come molti di voi sanno, nello stesso giorno La Stampa di Torino ha presentato la nuova veste grafica, sia sulla carta sia sul web. Il sondaggio per i lettori sul nuovo look dà al momento risultati confortanti per l'editore: il 75% ha risposto sì alla classica domanda 'Vi piace il nuovo sito?'. Non mancano ovviamente le lamentele: alcuni pareri per molti versi illuminanti li potete leggere nei mesaggi lasciati sul forum.
Ora, non sto lì a dire se a me piace o non piace, anche perché credo importi davvero a pochi. Né mi esprimo sul codice e su altre tecnicaglie che ciascuno di voi potrà giudicare. Per certi versi, però, questa prima visita, il primo impatto, mi ha trasmesso la stessa sensazione di altri siti di testate giornalistiche. Con l'eccezione di Repubblica.it, l'impressione che si ricava da un semplice sguardo sui siti dei quotidiani italiani è che gli editori degli stessi non credano molto nella rete. Nella stragrande maggioranza dei casi si ha l'impressione di una certa trascuratezza, se mi è consentito, di una poca attenzione ai dettagli che non si riscontra sull'edizione cartacea (per dire, il nuovo formato della Stampa su carta è molto bello a mio parere). Si ha l'impressione che il sito si faccia 'perché bisogna averlo', insomma. Non credo di sbagliare se dico che è soprattutto questione di investimenti, di soldi destinati all'online, etc. Ma basta questo a spiegare tutto? àˆ davvero sempre valido il proverbio che non si fanno le nozze con i fichi secchi? Guidati da passione, gusto, creatività , non è magari possibile fare faville anche solo con questi benedetti fichi secchi?
Intanto, su Digital Web Magazine, Garret Dimon racconta un po' di cose sul modo di lavorare del team che ha rifatto il sito del New York Times.