L'intelligenza artificiale (IA) è destinata a trasformare radicalmente il mercato del lavoro nei prossimi anni. Secondo Pasquale Stanzione, presidente del Garante per la protezione dei dati personali, se da un lato l'IA potrebbe eliminare circa 85 milioni di posti di lavoro, dall'altro ne potrebbe creare 97 milioni di nuovi. Tuttavia, questo cambiamento non sarà privo di effetti collaterali negativi.
Stanzione avverte che l'adozione dell'IA potrebbe aggravare le disuguaglianze esistenti nel mercato del lavoro, penalizzando in particolare i lavoratori "invisibili" della gig economy. Questi lavoratori, che operano tramite piattaforme digitali come Uber o Deliveroo, spesso non godono di protezioni contrattuali né di garanzie sociali. L'automazione dei loro compiti da parte dell'IA potrebbe lasciarli senza occupazione e senza valide alternative.
Risulta necessario adottare misure e precauzioni che garantiscono equità e che combattano la possibile nascita di disuguaglianze
Per questo motivo, Stanzione invita a una riflessione approfondita sulle implicazioni sociali dell'IA e sottolinea l'importanza di adottare misure che garantiscano una distribuzione equa dei benefici derivanti da questa tecnologia. È cruciale investire nella formazione e nella riqualificazione professionale dei lavoratori, per prepararli alle nuove esigenze del mercato del lavoro. Inoltre, è fondamentale assicurare che i lavoratori della gig economy abbiano le stesse tutele e garanzie dei lavoratori tradizionali.
Sebbene l'IA abbia il potenziale di creare nuove opportunità lavorative, è essenziale gestirne l'impatto con cura per evitare di accentuare le disuguaglianze esistenti. Solo attraverso un approccio inclusivo e responsabile si potrà garantire che i benefici di questa tecnologia siano condivisi da tutta la società. Investire nella formazione e nella tutela dei diritti di tutti i lavoratori sarà decisivo per affrontare con successo le sfide poste dall'IA e per costruire un futuro del lavoro più equo e sostenibile.