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Guerra dei brevetti su Android: la risposta di Google

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La guerra all´ultimo brevetto per Android è tutt´altro che finita: mentre tutte le compagnie avverse al robottino di Mountain View fanno quadrato attorno al proprio modello di business fortemente orientato alla chiusura e alle azioni legali, arriva una risposta, sul blog ufficiale di Google, da parte di David Drummond, ovvero il vicepresidente e amministratore legale.

Nel suo articolo Drummond ha messo a fuoco i principali aspetti di questa salva, questo attacco a fuoco incrociato che coinvolge molte grandi software house della Silicon Valley e non solo, e che vede come bersaglio Google in primis, e ovviamente tutti i produttori di hardware con Android. In un breve passaggio, ma molto importante, il vicepresidente colpisce nel segno, proprio dove fa più male:

Uno smartphone può coinvolgere fino a 250,000 (numero discutibile) brevetti, e i nostri competitor voglio imporre una "tassa" per quei brevetti incerti che rende i dispositivi Android ancora più costosi per gli acquirenti. Vogliono rendere più difficile per i produttori vendere dispositivi Android. Invece di competere sfornando nuove feature o nuovi dispositivi, stanno combattendo attraverso cause legali.

Parole forti, quelle dell´amministratore legale, che riflettono tuttavia un comportamento profondamente scorretto da parte di chi, come Microsoft, i brevetti li usa come merce di scambio, come arma per tenere il progresso ancorato alle proprie volontà di far moneta facile. Quale la soluzione dunque?

Viene messo in chiaro che purtroppo questa guerra non poi così fredda possa avere delle conseguenze, come una minore scelta nel campo degli smartphone, e costi incrementati per via della cosiddetta "tassa" imposta da chi si fa grande di brevetti di dubbia correttezza; ciononostante, Google continua la sua marcia, rispondendo, a questo punto, al fuoco con il fuoco.

Verranno quindi estesi i portafogli di brevetti e verranno sferrate delle controquerele, per non lasciare gli avversari liberi sul piano legale dove potrebbero, arrivati a questo punto, nuocere all´intero ecosistema Android che non coinvolge solo Google, ma coinvolge milioni e milioni di sviluppatori indipendenti che fanno della libertà di questo sistema per dispositivi embedded unita al loro know-how la loro arma vincente.

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