àˆ delle ultime ore l'ennesimo problema causato da Google Print al gruppo di Mountain View. Un gruppo di autori (non ben disposti verso il mondo digitale, visto che il sito ufficiale alle ultime due notizie riporta una denuncia ad Amazon ed una a Google...) ha infatti contestato presso la Corte Distrettuale di Manhattan il processo di scannerizzazione con cui Google porta sul proprio servizio i contenuti depredati nelle biblioteche consenzienti. Prima di oggi i problemi erano arrivati dall'Europa e dalla Francia in particolare, con l'Italia subito pronta ad allinearsi al progetto di una biblioteca digitale.
Google Print permette di cercare all'interno di volumi conservati nelle biblioteche (e portati in digitale ed indicizzati con algoritmo Google) e di visualizzare la pagina in cui si trova il contenuto. Non è possibile però sfogliare il libro né produrne stampe riproducibili: è possibile esclusivamente accedere ai contenuti tramite ricerca mirata. Ne consegue il fatto che l'uso che se ne può fare non sarà certo commerciale ma esclusivamente a fini di ricerca, il che ha immediatamente convinto le biblioteche a partecipare al progetto. Chirac & Company la vedono diversamente, la Authors Guild è addirittura passata alle maniere forti.
Ma perchè Google Print fa tanta paura? Viene da pensare che gli "autori" siano semplicemente insensibili alle potenzialità create da uno strumento come quello offerto dal motore di ricerca. Viene da pensare che la cultura chirografica non riesca a chinarsi allo strapotere delle nuove tecnologie. àˆ pur vero che forse trattasi di "gelosia": Google trae comunque lucro da un lavoro altrui, anche se facendo cià non apporta alcun danno agli autori. Anzi.
Cosa dice la legge? "Se ci guadagnamo entrambi ho il diritto di usare qualcosa di tuo"?