Nessuno di noi era al Google Developer Day tunutosi in questi giorni a Milano, ma riceviamo e volentieri pubblichiamo il resoconto di Diego Purpo, collaboratore di HTML.it.
Milano, 21 ottobre 2008, Google presenta i suoi prodotti al popolo degli sviluppatori italiani.
Non posso mancare. Sveglia alle 5, aereo alle 7:15 (quasi perso) ed arrivo a alle 9:30 perfettamente in orario per la registrazione.
Big G non ha badato a spese per raccontarci OpenSocial, AppEngine, Maps e gli altri fratelli: buon cibo, musica soft, luci, atmosfera in un magnifico hotel: per un attimo sembra di essere in una mondanissima serata del capoluogo lombardo e ci si aspetta di sentire Daniele Sassi, voce storica di “Non solo modaâ€, introdurci alle meraviglie di Google Web Toolkit, di Chrome e di Gears.
Inutile nascondersi dietro ad un dito: il ruolo di leader del web va forse dimostrato anche in questo modo.
Superata una fase di primo smarrimento, comunque, ci si tuffa perfettamente in quello che è il vero motivo della mia partecipazione a questo evento: scoprire davvero gli strumenti di Google per lo sviluppo sul web.
L’avvio ai lavori è dato da Brian Fitzpatrick, ingegnere capo per Google a Chicago, che nel suo intervento descrive i 3 macro obiettivi che Google cerca di raggiungere attraverso i suoi developer tool:
- migliorare l’efficienza dei client web: nascono così progetti come Chromium e Gears;
- favorire l’accesso alle risorse di sistemi di calcolo più potenti (cloud): da qui la creazione di AppEngine;
- aumentare la connettività e la diffusione del web sui molti dispositivi mobile: arriviamo così ad Android.
Queste tre aree di attività mirano al perfezionamento della piattaforma web, nel tentativo di renderla il più possibile prossima alle prestazioni di piattaforme native.
Dopo la presentazione è stato possibile dividersi tra seminari dedicati all’approfondimento delle tematiche anticipate da Brian e codlab per un test immediato delle possibilità offerte dalle tecnologie Google.
Spinto dalla passione per il codice ho deciso di sperimentare immediatamente.
Tra i vari argomenti trattati vorrei soffermarmi su quello che maggiormente ha attratto il mio interesse: Open Social.
Si tratta, per chi non lo sapesse, del tentativo di definire uno standard per l’accesso ai dati gestiti dagli ormai diffusissimi social network. La scelta di creare uno standard consolidato consentirà di realizzare applicazioni, dai gadget “hello world†a sistemi complessi, che potranno essere ospitati su tutti i portali che realizzino un container Open Social.
Seppur solo alla versione 0.8, sono già diversi i social network che si sono attrezzati per supportare Open Social: Orkut, Hi5, Netlog, Viadeo, ai quali si aggiungerà presto anche Linkedin.
Anche AppEngine merita attenzione.
Come sarebbe realizzare applicazioni senza preoccuparsi di base dati, web server, spazio e connettività ? Analisti, progettisti e sviluppatori sarebbero concentrati solo sull’aspetto implementativo, ottenendo risultati più rapidi e di maggior qualità .
AppEngine permette proprio questo. Intere web application, attualmente solo in Python, potranno essere hostate sull’infrastruttura di Big G, godere della sua potenza di calcolo, dello spazio dei suoi storage e delle prestazioni assicurate da Big Table.
La giornata va via veloce, forse troppo: se devo trovare una pecca all’organizzazione è proprio questa. Avrei voluto più tempo per poter aver modo di interagire meglio con gli altri presenti, scambiare idee ed impressioni, ma esigenze di scaletta hanno costretto a limitare i momenti di iterazione.
Sarà per la prossima
Diego Purpo
P.S: sul blog di Carlo Becchi è disponibile l'intero keynote di Brian Fitzpatrick.