Vi è mai capitato di visualizzare, nei risultati di ricerca restituiti da Google, le iniziali AMP prima della meta description? Se la ricerca riguardava articoli di blog o di testate giornalistiche, certamente sì. Partiamo dall'inizio e vediamo cos'è AMP...
AMP, acronimo di Accelerate Mobile Pages, è un progetto open source di Big G, nato nell'ottobre del 2015, che mira a rendere l'apertura di una pagina web più veloce. Il progetto consente cioè la creazione di siti web e annunci che sono performanti in termini di caricamento su dispositivi mobili.
Le pagine web ed anche gli annunci a pagamento si aprono immediatamente assicurando quindi la migliore esperienza dell'utente. In parole semplici, le pagine web contenenti gli articoli vengono letteralmente copiate in una cache fornita da Google.
L'editore deve provvedere alla creazione di pagine web aggiuntive relative ad ogni pagina già pubblicata dove l'unica differenza sta nell'URL nella codifica "/AMP". Non tutti i risultati di ricerca vengono quindi rilasciati in versione AMP. ma solo quelli la cui pagina web è in linea con lo standard di Google.
Secondo quest'ultimo, grazie ad AMP, le pagine web sono caricate in media quattro volte più velocemente utilizzando fino a 10 volte meno dati rispetto a quelle originali.
Le pagine restituite raccolgono la foto principale e il testo e vengono inserite nella cache di Google per essere presentate con velocità a chi effettua una determinata ricerca. L'AMP è rivolto a pagine di testate giornalistiche e blog di notizie che hanno una struttura grafica semplice e non nascondono complessi linguaggi di programmazione come posso invece fare i siti e-commerce.
AMP è quindi una soluzione che "spoglia" le pagine web da ciò che è "inutile". Nei risultati di ricerca, Google mette in primo piano i risultati AMP rispetto agli altri, essi compaiono infatti in una posizione privilegiata con un carosello di risultati. Se clicchiamo su una notizia non si uscirà da Google e potremo navigare da un risultato ad un altro con estrema velocità.
Ciò che si può certamente notare è che l'URL che si aprirà, essendo una copia, non porterà il lettore al sito originale ma al sito di Google. Attualmente l'AMP non è un fattore di ranking, ma secondo molti esperti SEO, potrebbe diventarlo presto.
Come comunicato da Mountain View, dall'anno di lancio del progetto ad oggi 100 leader analytics, tech e fornitori CMS supportano il formato AMP. Agli inizi del 2017 Google ne ha annunciato una versione più leggera: le AMP Lite saranno introdotte in paesi gravati da connessioni lente.
Le pagine web, che richiederanno il 45% di byte in meno rispetto allo standard attuale, peseranno anche meno delle originali. Sono state infatti pensate per aiutare i dispositivi con poca RAM a disposizione. AMP potrebbe modificare inoltre i dettagli dei contenuti media ma quasi sicuramente non i contenuti testuali.
AMP va certamente considerato positivamente in termini di esperienza utente, ma è forse frustante dal lato dell'editore avere i link del proprio articolo non chiaramente visibili.
Se provassimo a cliccare il link di una pagina web supportata da AMP, ci accorgeremmo che l'URL non è quella della pagina originale. Il link di qualsiasi articolo sarà composto da una struttura predefinita: "www.google.it/AMP/nome sito web originale".
Come già spiegato i contenuti della pagina web originale vengono copiati nella cache di Google. Per questo motivo diverse testate non hanno aderito al progetto AMP, ma Google ne ha evidenziato le potenzialità termini di visibilità delle pagine web, toccando anche il tema posizionamento.
Se hai un blog e l'intenzione è quella di predisporlo per AMP, dovrai valutate i molti vantaggi ma calcolate anche gli svantaggi.
Pro:
- le pagine realizzate con AMP si carica in media quattro volte più in fretta;
- se sei un editore la visibilità dei contenuti web potrebbe migliorare;
- i risultati della ricerca vengono presentati in maniera ben visibile tramite caroselli;
- l'implementazione è molto semplice, per WordPress sono già disponibili molti plugin.
Contro:
- non vedere l'URL della pagina web originale;
- i contenuti creati con l'implementazione non possono essere disabilitati in rete, rimarranno quindi nella cache di Google.
Ora non vi resta che analizzare il tutto e decidere!