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Dialoghi sull'AI: gli errori più frequenti

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I due errori più frequenti quando si parla di Intelligenza Artificiale riguardano la visione che si ha di essa. L'argomento non è solo vasto e complesso, ma molto più vicino a noi di quanto si possa credere. Le dichiarazioni di Elon Musk rilasciate in proposito all'inizio di quest'anno sono state quasi apocalittiche, definire l'AI come "la più grande minaccia per l'umanità" accentua però ulteriormente il problema di fondo.

Essa infatti, nonostante sia presente costantemente nelle vite della maggior parte delle persone connesse al Web, non viene percepita come tale; l'immaginario comune definisce e associa l'AI al "robot", non considerando che esso è soltanto un involucro. Automaticamente la connotazione diventa negativa con scenari legati a disoccupazione, errori di programmazione e, più in là con i pensieri, all'estinzione della razza umana a causa delle macchine super-intelligenti.

Più raramente ci si ferma a riflettere sull'AI come presenza "silente" della propria quotidianità: è noto a tutti che Siri sia un'assistente virtuale, ma anche l'algoritmo che gestisce i risultati di ricerca di Google lo è. Maps riesce a fornire all'utente il percorso migliore con meno traffico ed è chiaro che il suo motore sia basato sull'AI, ma forse non tutti si soffermano a pensare al modo in cui Facebook fa apparire le notizie in home page, anch'esso supportato da un'AI.

Lo studio delle intelligenze artificiali è complesso, ma è un argomento che interessa tutti e non solo i grandi visionari del nostro secolo; imprenditori come Elon Musk, coloro che per primi hanno creato business funzionali sfruttando l'AI, non mirano a creare un vero e proprio dialogo sull'argomento, continuando ad innestare nell'immaginario collettivo scenari negativi.

Ma l'AI oggi è in mano anche a studiosi che combattono il cancro utilizzando algoritmi di machine-learning per identificare con accuratezza le cellule tumorali, che potenziano la sicurezza sviluppando hardware e software di riconoscimento facciale, con l'intento di migliorare la quotidianità dell'essere umano. Ed è per questo che bisogna cambiare il registro della conversazione quando si parla di Intelligenza Artificiale: incoraggiare la paura piuttosto che creare dei percorsi educativi sull'argomento diventa più pericoloso di un eventuale robot che in un futuro prossimo potrebbe rubarci il lavoro.

Via: Quartz

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