Ad inizio agosto Google ha reso disponibile una nuova versione del suo browser con un API Bluetooth aggiornata, la quale è stata oggetto di numerose critiche a causa di alcuni aspetti che potrebbero implicare la violazione della privacy degli utenti. Sulla falsariga di quanto già accaduto, nel corso delle ultime ore “big G” ha rilasciato Chrome 105 e anche in tal caso le preoccupazioni che sta destando non sono poche, in particolare per Apple.
Chrome 105: Client Hints preoccupa Apple
Andando più in dettaglio, Chrome 105 porta in dote svariate modifiche, tra cui quelle relative all’User Agent Client Hints che è un’API che espone informazioni sulle attività e le condizioni del dispositivo per permettere agli sviluppatori di far rispondere le pagine Web ai vari hardware in maniera dinamica.
Client Hints non è tuttavia una novità, se ne era iniziato a parlare già a marzo, con il rilascio di Chrome 100, quando Google aveva avvertito gli sviluppatori che avrebbero avuto tempo sino al 2023 per migrare a quest’API invece che dipendere dalle stringhe user-agent.
Tuttavia Chrome 105 apporta alcune modifiche in base alle quali gli sviluppatori possono richiedere informazioni sull’altezza della finestra del browser, invece che solo sulla larghezza come accadeva in precedenza, dettaglio che a detta di Google risulta essere utile per assicurarsi che le immagini vengano visualizzate in maniera corretta, ma che allerta il team WebKit dell'azienda di Cupertino.
Ci sono pure altri cambiamenti degni di nota, sebbene non controversi, come l’introduzione di un gestore di eventi globale, la marcatura esplicita delle risorse che dovrebbero essere bloccate dal rendering, l'introduzione un sistema per accedere più facilmente a TransformStreamDefaultController, l'aggiunta di nuove modalità per le classi di navigazione e la possibilità di ottenere una directory scrivibile nel medesimo prompt della directory leggibile.
Inoltre, sono state apportate modifiche importanti ai meccanismi di ingresso e di uscita audio, per cui le applicazioni di streaming e videoconferenza dovrebbero richiedere esplicitamente di ricevere audio non di sistema. Esiste pure un nuovo metodo per risolvere gli URL importati e un'API Media Source Extensions (MSE).