E così YouTube avrebbe deciso di non supportare più IE6. La notizia riportata da TechCrunch è rimbalzata su decine di blog, suscitando per lo più giubilo e commenti pieni di speranza all'insegna del "è l'inizio della fine".
Qualche giorno fa anche sul blog di Digg l'argomento era stato oggetto di un intervento molto interessante. Oltre a riportare le statistiche sull'uso di IE6 sul servizio di social bookmarking, il post comprendeva i risultati di un sondaggio svolto dai responsabili del sito e indirizzato proprio agli utenti di IE6. Il principale dato emerso è che la maggior parte di quanti navigano con IE6 non hanno di fatto la possibilità di aggiornare il browser dal momento che utilizzano PC aziendali. Questa almeno la situazione su Digg.
Se dunque è l'ambito aziendale l'ultima roccaforte del vetusto browser di Microsoft, mi pare interessante l'analisi svolta da Chris Heilmann. Non sono i blocchi di siti come YouTube, Digg, persino Facebook a poter dare il colpo di grazia a IE6. Intanto, afferma, perché molti di essi sono di fatto bannati all'interno di molte reti aziendali, e comunque, dati alla mano, tali siti non subirebbero danni catastrofici dall'abbandono del supporto a IE6.
Le cose sarebbero diverse se mosse analoghe venissero attuate da siti legati in qualche modo alle attività aziendali, dai principali servizi di news fino a quelli finanziari. Ma soprattutto se a muoversi fossero le aziende che forniscono servizi e software per ambienti come le intranet. Alzi la mano chi non ha un amico costretto a usare IE6 o a rimanere con Windows XP perché la mega-multinazionale per cui lavora non consente altro :).
Lo scenario tracciato da Heilman è forse parziale, non so se in altri contesti si possa applicare in modo automatico un tale schema di interpretazione del problema. Ma certamente coglie almeno un aspetto importante della questione.