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ChatGPT: autori fanno causa a OpenAI per violazione di copyright

Alcuni scrittori statunitensi hanno citato in giudizio OpenAI per uso illegale delle proprie opere finalizzato all'addestramento di ChatGPT.
ChatGPT: autori fanno causa a OpenAI per violazione di copyright
Alcuni scrittori statunitensi hanno citato in giudizio OpenAI per uso illegale delle proprie opere finalizzato all'addestramento di ChatGPT.
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Alcuni scrittori hanno citato in giudizio OpenAI con l’accusa di utilizzare le proprie opere in modo illegale, al fine di addestrare l’AI di ChatGPT. Gli autori Michael Chabon, Ayelet Waldman, Rachel Louise Snyder e David Henry Hwang affermano che il chatbot può creare nuove opere derivate basate sulle loro pubblicazioni. Ciò porterebbe ad OpenAI dei benefici commerciali e profitti grazie all’utilizzo non autorizzato dei loro contenuti coperti da copytight.

La causa è stata depositata lo scorso 8 settembre presso il tribunale di San Francisco. L'accusa ha deciso di presentarla come proposta di class action contro l’azienda fondata da Sam Altman. Secondo gli autori, per poter riassumere ed analizzare il contenuto delle proprie opere, OpenAI deve addestrare il modello di linguaggio GPT utilizzando propri lavori. Come si legge nella deposizione: “Gli atti di violazione del copyright di OpenAI sono stati intenzionali, deliberatamente illeciti e in totale disprezzo dei diritti dei Querelanti e dei membri della Class Action. OpenAI era al corrente che i set di dati utilizzati per addestrare i suoi modelli GPT contenevano materiali protetti da copyright e che i suoi atti violavano i termini di utilizzo dei materiali”.

Non è la prima volta che OpenAI si trova a dover affrontare accuse riguardanti la violazione dei diritti d’autore. Lo stesso Chabon (vincitore del premio Pulitzer per la narrativa 2001 con il suo “Le fantastiche avventure di Kavalier & Clay”) è anche uno dei 10.000 autori firmatari della recente lettera aperta rivolta a Google, OpenAI, Meta e altre aziende del settore. Secondo gli scrittori, infatti, le società devono ottenere il permesso quando utilizzando le opere per addestrare i chatbot come ChatGPT. Inoltre queste devono accreditare gli autori e dare loro un equo compenso. Dopo essere stata citata in giudizio, OpenAI dovrà provare a difendersi dalle accuse in un’aula di tribunale. Vincerà l’azienda di Altman o gli autori riusciranno a bloccare le “pratiche illegali” che violano il copyright delle proprie opere?

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