Il web design moderno è caratterizzato dal minimalismo imperante, spesso scelto come proposta elegante ed essenziale per presentare un prodotto o, ancora, per rendere facile la navigazione. Eppure, potrebbe esservi una corrente più estrema del minimalismo, quasi in contrapposizione nonostante ne condivida diversi canoni di progettazione, il cosiddetto "brutalist web design”.
Un trend in rapida ascesa in questo 2017, fatto da siti "grezzi", ridotti all'osso, dove i giochi di testo sono predominanti e dove elementi grafici apparentemente estranei possono convivere dignitosamente. Una corrente raw che si ispira al brutalismo architettonico del secolo scorso, almeno a livello di concetto, pensata per creare un'alternativa estetica inattesa rispetto ai canoni mainstream del web design. Il tutto puntando sia sull'effetto sorpresa che su elementi di primo acchito sgradevoli, ma proprio per questo affascinanti. Da dove trae origine il brutalismo per il web e, soprattutto, quali sono i cardini per implementarlo?
Non si può dire esista una precisa definizione per il brutalist web design, anche perché si tratta tutto fuorché di una corrente standardizzata, come invece accade per l'attuale minimalismo e per il precedente scheumorfirmo. Altrettanto difficile è anche descriverla: si può pensare a siti dalla grafica elementare ma caotica, dominati da giochi di testo, dall'interazione artistica e dirompente di immagini e illustrazioni, dove non esiste un concetto universale di bellezza.
Un trend di progettazione che capovolge il workflow ormai standard per la creazione di un sito web, dove l'UI e l'UX design non sono di certo delle priorità irrinunciabili. Di seguito, qualche dettaglio sul brutalismo nell'architettura, nonché qualche esempio del trend per il web.
Pillole d'architettura
Immagine: Torre Velasca, Wikipedia
Il brutalismo non è un'invenzione del web, semmai l'evoluzione di concetti e stili di progettazione già applicati in altri campi, quali l'architettura. Proprio sul fronte del design di palazzi e altre strutture urbane, il brutalismo prese piede tra gli anni '50 e '70, come reazione al Dopoguerra nonché al precedente Modernismo. Il termine, nato dal béton brut di Le Corbusier, serviva per sottolineare il ritorno a un'architettura essenziale, plastica, con la prevalenza del cemento grezzo, delle strutture portanti a vista, dell'imponenza dell'edificio.
Anche in Italia il brutalismo ottenne una certa fortuna, con delle opere divenute poi iconiche all'interno del panorama architettonico dello Stivale. Basti pensare alla Torre Velasca di Milano, con la sua struttura plastica e quasi austera, ma anche la Casa Sperimentale di Fregene e molti altri edifici. Strutture dove il cemento grezzo è predominante, dove le forme sono geometriche e volutamente spigolose, per un vigore architettonico che non ha forse avuto eguali di altrettanto impatto visivo negli anni successivi.
Brutalismo e web design
Immagine: Apple, WWDC 2016
Il web design brutalista riprende molti dei concetti della corrente architettonica, seppur applicandoli a un universo sostanzialmente diverso e, forse, centrifugandoli nell'estetica contemporanea del bello e del brutto. Il trend è nato qualche anno fa, praticamente in concomitanza con l'affermazione del minimalismo come standard di fatto per il web, sebbene la sua esplosione anche su pagine mainstream sia decisamente recente.
Una corrente inizialmente sotterranea, quindi, che ha saputo però progressivamente affermarsi fra le preferenze del pubblico, tanto da diventare uno dei trend più attesi per questo 2017. Pascal Deville, direttore creativo di una ad agency di Zurigo, da diverso tempo ha creato il sito Brutalistwebsites, per tenere traccia di tutte le proposte brutaliste che si stanno rapidamente moltiplicando sul web.
E basta un'occhiata veloce per scoprire come, fra di loro, le proposte possano essere decisamente variegate, quasi opposte, alcune di elevato appeal visivo altre, seppur si tratti di un effetto più che voluto, quasi sgradevoli.
Tra le caratteristiche abbastanza diffuse, non solo un aspetto raw e dirompente a livello grafico, poiché il brutalismo si riflette anche a livello di codice. Più che il ricorso a una progettazione pulita, fatta di decine di librerie e di codice validato, quella brutalista assomiglia più ai siti handmade e amatoriali degli albori del web, con un HTML ridotto all'osso, giusto per garantire le funzionalità di base. Vi è quindi un ampio ricorso al testo - alcuni siti brutalisti sono unicamente testuali, alcuni anche con una formattazione pressoché assente - nonché elementi grafici in contrasto sia in termini di stile estetico che di tonalità. Una sorta di collage, in un certo senso, una spinta creativa che tende a un affascinante caos.
Immagine: 37Signals, sito ufficiale
Non si deve pensare, però, al brutalismo web come un semplice trend underground, pensato per piccole realtà o artisti desiderosi di sponsorizzare loro stessi. Anche grandi big come Apple vi hanno fatto ricorso, seppur modesto: per presentare la WWDC del 2016, il gruppo ha usato alcune righe di codice colorate, sul tipico sfondo verde scuro: anche questo può essere un valido esempio di brutalist web design. Ancora, un portale tanto essenziale quanto Craiglist è certamente brutalista, nonostante la sua diffusione capillare.