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Banner GDPR: gli utenti rifiutano il tracciamento

Ben il 91% degli utenti negherebbe il proprio consenso al trattamento dei dati personali trovandosi di fronte ad un banner GDPR compliant
Banner GDPR: gli utenti rifiutano il tracciamento
Ben il 91% degli utenti negherebbe il proprio consenso al trattamento dei dati personali trovandosi di fronte ad un banner GDPR compliant
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Il testo della GDPR (General Data Protection Regulation), cioè l'attuale normativa europea per la protezione dei dati personali, impone che non possa essere effettuata alcuna attività di tracciamento degli utenti senza aver prima ricevuto il consenso informato da questi ultimi. Ma quanti sono effettivamente coloro che, trovandosi davanti ad un banner per l'opt-in/opt-put dei cookie, permettono ai siti Web di ricavare informazioni sulle proprie abitudini di navigazione?

Rispondere a questa domanda non è semplice ma, secondo alcune stime effettuare dal Marketing Manager danese Marko Saric, nel caso di un banner implementato rispettando rigorosamente i dettami del GDPR la percentuale di utenza che negherebbe il proprio consenso al tracciamento arriverebbe al 91%. Lo studio è stato condotto analizzando un campione composto da circa 19 mila visitatori.

Ma cosa prevede un banner a prova di GDPR? Fondamentalmente si tratta di un banner grazie al quale negare l'autorizzazione al tracciamento è semplice quanto concederla. Nel contempo esso dovrà essere implementato in modo da rendere visibili i contenuti di una pagina Web nel caso in cui dovesse essere ignorato, per far questo è necessario trovare il giusto bilanciamento tra spazio occupato e leggibilità.

Lo studio

La ricerca è stata basata sull'utilizzo di Metomic, un widget GDPR compliant particolarmente trasparente nei confronti dei visitatori dei siti Internet in cui viene utilizzato e privo di dark pattern pensati per incentivare l'opt-in. Esso è stato installato in due diverse piattaforme online, una dedicata al Tech (traffico proveniente per la maggior parte da Google via Pc o laptop) e l'altra al lifestyle (con traffico proveniente soprattutto dai social media via mobile).

Considerando i 18.700 mila visitatori unici distribuiti tra i due siti Web sarebbe stato osservato che poco meno della metà, il 48%, avrebbe interagito con il banner. Il 19% di questi ultimi avrebbe fornito il proprio consenso al tracciamento, cioè appena il 9% sul totale.

I meno propensi all'opt-in sembrerebbero essere quelli che navigano da dispositivi mobile, appena il 16% contro il 22% di coloro che adottano stili di navigazione più tradizionali. Ciò è dovuto probabilmente al fatto che su smartphone i banner tendono ad occupare maggiore spazio e sono generalmente più visibili e percepiti come elementi estranei alla navigazione.

Per quanto riguarda le scelte granulari, cioè la possibilità di autorizzare specifici cookie negando l'autorizzazione ad altri, tale opportunità verrebbe sfruttata molto di rado, tanto che riguarderebbe soltanto un visitatore su 774.

GDPR e modelli di advertising

Se le tendenze precedentemente descritte dovessero essere confermate, è logico pensare che il modello di monetizzazione basato sull'advertising targettizzato (quindi generato a seguito di attività di profilazione tramite tracking) sia destinato ad un forte ridimensionamento favorendo il mercato dei servizi accessibili tramite in pagamento di un canone.

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