46 milioni di richieste HTTPS al secondo, generate da un totale pari a 5.256 IP localizzati in 132 paesi differenti: è questa l'entità dell'attacco DDoS bloccato dall'infrastruttura di Google Cloud, il 76% più imponente rispetto a quello sventato da Cloudflare nei mesi scorsi (26 milioni di richieste al secondo), a cui ha soffiato il record. Risale all'1 giugno, ma è stato reso noto solo oggi.
Google ha fermato il più grande attacco DDoS della storia
Il sistema impiegato per sgonfiare l'assalto è Cloud Armor Adaptive Protection (il suo funzionamento è spiegato da bigG in un video su YouTube). Questa la ricostruzione dell'evento.
Adaptive Protection è stato in grado di identificare l'attacco DDoS nelle sue prime fasi, analizzando il traffico in ingresso e generando un avviso accompagnato da una regola di protezione suggerita, prima che la portata aumentasse. Il cliente ha agito seguendo la raccomandazione, attivando una funzionalità Cloud Armor di recente introduzione per limitare il traffico.
Google spiega inoltre che il cliente (non specificato) ha scelto di rallentare l'accesso alle risorse anziché impedirlo completamente. In questo modo, non ha generato alcun impatto sul traffico legittimo. La durata complessiva dell'azione è stimata in poco più di un'ora, per l'esattezza 69 minuti. Tutti i dettagli sono reperibili in un post condiviso sulle pagine del blog ufficiale.
Per comprendere quante siano 46 milioni di richieste al secondo è sufficiente pensare che equivalgono a un decimo di quelle processate in un intero giorno da Wikipedia, una delle risorse più consultate del mondo online.
Il post del gruppo di Mountain View si conclude con una previsione tutt'altro che ottimista: attacchi di questo tipo sono destinati ad aumentare sia in termini numerici sia di portata.
Le dimensioni degli attacchi continueranno ad aumentare e le loro strategie evolveranno ancora. Per essere pronti, Google raccomanda di utilizzare una strategia di difesa in-depth allestendo sistemi di protezione e controllo su più livelli.