Il vicepresidente senior dei servizi di Apple, Eddy Cue, afferma che l'azienda non creerà un motore di ricerca per competere con Google. Come riportato in una mozione di intervento recentemente presentata al Dipartimento di Giustizia (DOJ), questa mossa "costerebbe miliardi di dollari e richiederebbe molti anni". Lo scopo della mozione è partecipare alla fase sanzionatoria del caso antitrust del DOJ contro Google, dove potrebbero essere in gioco fino a 20 miliardi di dollari per Cupertino per il suo accordo in corso con Google sul motore di ricerca predefinito. Il DOJ e Google non sono d'accordo su come affrontare il monopolio di Google sui motori di ricerca generici. Tuttavia, entrambe le parti hanno accettato provvisoriamente di tagliare o rinegoziare la partnership con Apple. Google ha infatti proposto un divieto di tre anni su accordi in esclusiva a lungo termine che coinvolgano qualsiasi "caratteristica o funzionalità proprietaria di Apple".
Cue avverte che la rimozione dell'accordo di ricerca finirebbe per danneggiare Apple e avvantaggiare Google. Come dichiarato dal VP Senior dei servizi di Cupertino: “se questa Corte proibisse a Google di condividere i ricavi per la distribuzione della ricerca, Apple avrebbe due scelte inaccettabili. Potrebbe comunque consentire agli utenti negli Stati Uniti di scegliere Google come motore di ricerca per Safari. Tuttavia, l'azienda non potrebbe ricevere alcuna quota dei ricavi risultanti. Quindi Google otterrebbe un prezioso accesso agli utenti senza alcun costo. Oppure Apple potrebbe rimuovere Google Search come scelta su Safari. Ma poiché i clienti preferiscono Google, rimuoverlo come opzione danneggerebbe sia l'azienda che i suoi clienti”.
Apple: chatbot AI sono il futuro della ricerca
Come riportato da MacRumors, Cue ha affermato che la creazione da parte di Apple di un proprio motore di ricerca generale sarebbe "economicamente rischiosa". Inoltre, suggerisce che i chatbot AI sono la prossima grande evoluzione della ricerca. Apple ha anche osservato nel documento che avrebbe dovuto adottare la pubblicità mirata come servizio di base per rendere la ricerca praticabile. Ciò si adatterebbe male al suo modello di business incentrato sulla privacy. Cue afferma inoltre che “solo Apple può dire quali tipi di collaborazioni future possano servire al meglio i suoi utenti”. Infine, ha avvertito che i rimedi proposti dal Dipartimento di Giustizia “impedirebbero” ad Apple di soddisfare le esigenze dei suoi clienti.