Apple sta smentendo le voci secondo cui avrebbe mai permesso agli inserzionisti di indirizzare gli utenti in base alle registrazioni di Siri con una dichiarazione pubblicata mercoledì sera che descrive come funziona Siri e cosa fa con i dati. La sezione che risponde specificamente alle voci recita: “Apple non ha mai utilizzato i dati di Siri per creare profili di marketing. Non li ha mai resi disponibili per la pubblicità e non li ha mai venduti a nessuno per nessun motivo. Stiamo costantemente sviluppando tecnologie per rendere Siri ancora più privata e continueremo a farlo”.
La teoria del complotto a cui l'azienda sta rispondendo è riemersa la scorsa settimana. Apple ha infatti accettato di pagare 95 milioni di dollari per chiudere una causa legale riguardante gli utenti le cui conversazioni erano state registrate dall'assistente vocale Siri e potenzialmente ascoltate da dipendenti umani. L'accordo di Apple affronta un problema segnalato dal The Guardian nel 2019. Il report mostrava che i contractor umani incaricati di esaminare le registrazioni anonime e valutare se il trigger fosse stato attivato intenzionalmente. A volte questi ricevevano registrazioni di persone che discutevano di informazioni sensibili. Tuttavia, la causa non include alcun riferimento alla vendita di dati per scopi di marketing.
Apple: Siri conserva le registrazioni solo con consenso degli utenti
Dopo il report del Guardian del 2019, Apple si è scusata e ha cambiato la sua policy. L'azienda ha infatti deciso di non conservare le registrazioni audio delle interazioni con Siri di default. L’azienda ha anche rassicurato gli utenti che scelgono di condividere le registrazioni, che tali file non verranno condivise con inserzionisti terzi. Tuttavia, i resoconti sull'accordo hanno evidenziato che in precedenti documenti, alcuni dei querelanti hanno affermato che dopo aver menzionato marchi come "Olive Garden", "mazze Easton", "occhiali da sole Pit Viper" e "Air Jordan", sono stati visualizzati annunci pubblicitari per i prodotti corrispondenti. La causa di ciò è stata proprio attribuita a Siri.
Apple ha tenuto a precisare che "non conserva registrazioni audio delle interazioni con Siri a meno che gli utenti non accettino esplicitamente di contribuire a migliorare Siri. Anche in quel caso, le registrazioni vengono utilizzate esclusivamente a tale scopo. Gli utenti possono facilmente rinunciare in qualsiasi momento". Facebook ha risposto a teorie simili nel 2014 e 2016 prima che Mark Zuckerberg affrontasse la questione direttamente per lo scandalo Cambridge Analytica nel 2018.