«La scrittura "emotiva" che circola su Internet è
piena di vita, e racconta la vita attraverso un linguaggio in grado
di toccare le corde più profonde, coinvolgendoci pienamente»
Stas' Gawronski, scrittore, è un profondo conoscitore dell'uso sociale del nuovo medium.
Dopo aver pubblicato un libro sulle associazioni no-profit (Guida al volontariato, Einaudi, 1997), in cui analizza anche l'uso delle nuove tecnologie nel lavoro sociale, ha partecipato a numerose esperienze di scrittura in rete, prima di diventare responsabile della comunità virtuale del portale Rai.it. Lo incontriamo per parlare del suo lavoro e della sua esperienza di scrittore online.
Sei il community manager del portale Rai.it. In che consiste il tuo lavoro?
Fino ad oggi il mio lavoro è consistito nella progettazione editoriale della nuova comunità virtuale del portale Rai.
Il lavoro riguarda soprattutto la costruzione dell'architettura dell'ambiente virtuale, delle funzionalità del sistema di gestione dei forum (che costituiscono il cuore della community) e, last but not least, l'organizzazione della comunità ovvero la definizione dell'insieme di regole di gestione e di convivenza virtuale che concorrono a creare l'identità della community e lo stile dei rapporti che intercorrono tra i partecipanti. Ti faccio un esempio: tra le regole di stile, abbiamo scelto di limitare l'uso dei nickname (che costituiscono una caratteristica fondamentale di altre comunità virtuali) e di promuovere la trasparenza degli interventi nei forum con l'indicazione del nome e del cognome degli autori dei messaggi.
Parlando di comunità virtuali, Franco Carlini ha detto: "In troppi hanno raccontato la favola che sull'Internet, per qualche strano motivo, le relazioni tra le persone potevano essere migliori e più ricche. Può succedere, ma succede anche il contrario e il mezzo non è automaticamente portatore di virtù dialogiche." Qual è a tuo parere il futuro delle comunità su Internet?
Condivido il punto di vista di Carlini e, proprio per questo motivo, ho ritenuto necessario che la community di Rai.it avesse un'identità forte fondata sul tipo di servizi offerti e sulle regole di stile. La scelta di privilegiare i forum, piuttosto che la chat, e di prevedere la presenza di un moderatore/animatore per ciascun forum ha lo scopo di creare dei luoghi protetti in cui accogliere chiunque desideri confrontarsi, riflettere, condividere esperienze e opinioni su temi di rilevanza culturale e sociale, preservando la qualità della discussione da messaggi offensivi, fuori tema, pubblicitari o aggressivi e valorizzando le diverse linee di discussione con l'invito di ospiti e testimoni privilegiati. Le politiche di gestione della community sono fondamentali. Molte comunità, anche di portali importanti, sono contenitori di caos dove i forum sono bacheche prive di dialogo che trasudano solitudine, narcisismo e nevrosi.
Parliamo del cosiddetto "virtual volunteering", il volontariato telematico. In un tuo intervento hai sostenuto che il problema principale per le associazioni che lavorano sul Web è quello dell'accoglienza. Hai sottolineato l'importanza della comunicazione piuttosto che il semplice problema tecnico di creare le pagine Internet. Quali competenze comunicative è necessario sviluppare per scrivere contenuti adeguati nel settore del no-profit?
Il settore no-profit ha un'esigenza fondamentale: la condivisione profonda dell'esperienza di volontariato e di lavoro sociale tra operatori/volontari e tra questi e il resto del mondo non coinvolto in simili attività. È un'esigenza avvertita da molti, anche dai volunteer manager ovvero da coloro che maggiormente faticano a mantenere la comunione tra gli operatori. Bisogna ricordare che nelle organizzazioni no-profit è indispensabile la condivisione di motivazioni profonde, di metodologie innovative e la soddisfazione di quella sete di rapporti umani significativi che muovono molte persone ad impegnarsi nel volontariato. Sono convinto quindi che, anche in questo ambito, sia necessario attivare delle comunità virtuali attentamente animate (come già accade per molte organizzazioni negli USA), in grado di offrire la possibilità per chi è impegnato nel sociale di raccontare, attraverso forum o mailing list, la propria storia, le scoperte, le esperienze, le frustrazioni e le gioie di un lavoro che si propone di mettere l'uomo al centro.
In un saggio del 1947, Orwell sostiene che quando manca alla sua scrittura uno scopo politico (nel senso più ampio del termine) i suoi libri sono senza vita, le frasi senza significato, gli aggettivi sono semplici decorazioni e i contenuti sono falsità. In quale misura si può parlare di una nuova forma di scrittura su Internet e quanto questa scrittura può considerarsi "politica" nel senso indicato da Orwell?
La posta elettronica, i newsgroup, le mailing list, i forum e le chat hanno liberato la scrittura "emotiva" in un momento storico in cui prevale la comunicazione (e i rapporti) di tipo funzionale. Oggi l'uso eccessivo dei concetti, soprattutto per ragioni di sintesi e di ritmo dell'azione di informazione, ha portato ad una crisi fortissima della capacità di "comprensione" dei fenomeni. La gente è informata, ma incamera un'informazione che possiamo paragonare ad una lastra fotografica non sviluppata. Per sviluppare questa lastra e per fare in modo che la scrittura sia "politica" ovvero tale da essere uno strumento di sviluppo della personalità dei cittadini, sono necessarie le emozioni.
La vita viene raccontata per concetti e astrazioni che non hanno gusto perché la comprensione si ferma alla dimensione razionale ed è priva di quel gusto profondo che caratterizza l'interiorizzazione di un fatto e, quindi, l'incontro pieno tra il soggetto e la realtà. La scrittura "emotiva" che circola su Internet (e che si contrappone spesso alla scrittura sintetica e concettuale assunta come fondamento dell'usabilità dell'interfaccia di molti siti) è piena di vita, e racconta la vita attraverso un linguaggio in grado di toccare le corde più profonde, coinvolgendoci pienamente.
Tra i tuoi tanti interessi c'è anche quello letterario. So che lavori da tempo a un progetto di laboratorio di scrittura in rete...
Sì, dal 1998 sono tra gli animatori di Bombacarta, un laboratorio di scrittura virtuale e reale. La parte virtuale è costituita da una mailing list (giunta ad oltre 22.000 messaggi), da un sito e da una e-zine mensile contenente testi e riflessioni critiche emerse dalle comunicazioni in mailing list. Questo è lo strumento su cui si fonda una comunità virtuale di persone che condividono testi di poesia e narrativa in un confronto costruttivo volto a valorizzare la scoperta dei significati profondi sottesi alla scrittura e, comunque, contro ogni narcisismo letterario. Il nostro motto è "Insieme impariamo l'arte dell'amicizia vivendo l'amicizia per l'arte". La parte reale è costituita da laboratori di scrittura, video, teatro e altre attività nate spontaneamente su iniziativa dei cosiddetti bomber.