Quello che sta accadendo negli ultimi mesi nel mondo del software libero ha dell'incredibile: un fantasma dal passato sembra essere tornato a rivendicare qualcosa che potrebbe sconvolgere tutto quello che ruota attorno a GNU/Linux. Mi sto riferendo ovviamente alla causa che SCO ha intentato nei confronti di IBM, al quale chiede un miliardo di dollari. A chi il nome di SCO non dice nulla ricordo che si tratta di Caldera, storica distribuzione Linux, che nell'estate dell'anno scorso che cambiato nome in quello del celebre Unix (SCO appunto, acquisita in precedenza).
SCO ha tra le altre cose anche i diritti su System V, lo Unix nato nei laboratori Bell negli anni 70 e precedentemente di proprietà di AT&T. Ebbene proprio SCO, come probabilmente già saprete, ha trascinato IBM in tribunale per chiedere il risarcimento su una presunta violazione di IBM nei confronti dei brevetti e delle proprietà intellettuali di SCO su Unix. Quello che maggiormente stupisce è il fatto che il sistema operativo che avrebbe attinto dal codice posseduto da SCO è proprio Linux, sul quale Caldera ha basato interamente il proprio business per anni.
Come probabilmente avrete già avuto modo di leggere, le reazioni da parte delle comunità del Software Libero e dell'Open Source sono state durissime: in molti hanno gridato al tradimento e non sono pochi quelli che pensano che tutta questa faccenda finirà prima o poi per danneggiare Linux, tutte le distribuzioni che lo utilizzano e tutti quelli che ci hanno investito in tutti questi anni.
A questo punto la domanda è una sola: perché? Per quale motivo una società che ha da sempre creduto nelle potenzialità di Linux si ritrova ora a minarne il futuro? La risposta per ora è nota solo agli uomini di SCO, ma non so perché continuano a tornarmi alla mente alcuni avvenimenti del 1992, anno delle dispute legali tra Unix Systems Laboratories (USL) e Berkeley Software Design Incorporated (BSDI) che alla fine ebbe di fatto come unico verdetto la sconfitta di tutti gli Unix in favore di altre software house che da lì a poco avrebbero conquistato il panorama mondiale.
Ciò che è veramente strano e poco chiaro in tutta questa vicenda sono proprio le intenzioni di SCO: nonostante tutto questo SCO fa capire che il suo interesse per il mercato Linux è ancora vivo, come dimostra la recente uscita di SCO Linux Server 4 per Itanium basato su UnitedLinux. Il lato ridicolo (fino a un certo punto) della faccenda risiede proprio nell'alleanza con UnitedLinux: prima il CEO di SCO,
Darl McBride, in un'intervista del 24 Aprile, sostiene che in futuro l'ex Caldera possa pretendere il pagamento di royalties anche da parte di Red Hat e SuSE, poi qualche giorno fa (il 5 Maggio) SuSE afferma che il contratto che lega SuSE, Conectiva e Turbolinux con SCO le mette al riparo da ogni eventuale azione legale da parte di quest'ultima.
Ieri arriva la smentita da parte di SCO che nega che nessun accordo tra le società in questione possa in futuro salvarle da una futura causa da parte di SCO, per quanto per ora una causa ad altre società non sia pianificata (cosa apparentemente in contrasto con quanto affermato in precedenza da McBride).
Restano gli interrogativi sulle motivazioni di fondo che hanno spinto SCO a fare causa a IBM proprio ora. Forse sta cercando di alzare la posta per proporre una acquisizione di SCO da parte di IBM come ipotizzato da qualcuno? Oppure sta semplicemente, come vuole far credere, far rivalere i propri diritti su un comportamento poco leale da parte di IBM? Di ipotesi se ne possono fare e se ne sono fatte a decine, staremo a vedere cosa ci riserverà il futuro. Sperando che tutta questa storia non si concluda con la distruzione di quanto migliaia di persone hanno contribuito a costruire gratuitamente e liberamente in oltre dieci anni di lavoro.