Uno degli interrogativi che subito si pone chi sente per la prima volta parlare di Linux È del perchè non ne esista una versione unificata. Questi interrogativi si tramutano in stupore e perplessità quando si scopre che dietro a Linux non c'È una software house. È proprio il suo modello di sviluppo che ha portato a questa situazione e ha contribuito alla creazione di centinaia di distribuzioni. In Linux alcune società hanno visto un business, una speranza in un mercato dominato solo da (pochi) colossi.
Il primo di questi pionieri È stata una società di Durham nel North Carolina (Red Hat appunto), che decise nel 1994 di lanciarsi nel mercato (che fino ad allora era stato poco più che un hobby per molta gente), rilasciando una propria distribuzione. Era praticamente una versione di Slackware modificata, con degli init script sullo stile di SysV. Col tempo l'esempio di Red Hat verrà seguito da altre società, fino ad arrivare al giorno d'oggi, con le centinaia di distribuzioni disponibili.
Ma cosa dovrebbe portare un utente a preferire una distribuzione rispetto alle altre? La risposta non È così semplice. Ogni distribuzione ha un proprio target: può essere la soluzione più adatta a chi ha fatto propri (anche fino all'esasperazione in alcuni casi) i principi del software libero, preferendo una distribuzione pulita e senza fronzoli, che conosce molto bene il proprio hardware e come amministrare il proprio sistema.
rappresenta forse la scelta migliore per l'utenza desktop, per tutti coloro che non vogliono fare a meno delle utility grafiche e di tutti quegli strumenti che rendono "comoda" la manutenzione e la configurazione del proprio sistema.
Nonostante questo Red Hat rimane sempre la società leader sul mercato, il punto di riferimento per le distribuzioni Linux. Perchè? Per molte società e per chi guarda dall'esterno il movimento OpenSource, Red Hat È Linux. Red Hat ha contribuito a creare molti degli standard attualmente in uso (primo tra tutti l'RPM), e quasi tutte le distribuzioni più usate (Mandrake e in primis) si basano su di essa. Red Hat si rivolge quindi a un'utenza professionale, che non disdegna l'ausilio di interfacce grafiche o di wizard per la configurazione e la messa a punto del sistema, ma preferendo la potenza e la versatilità alla semplificazione a tutti i costi.
Lo scorso 22 ottobre Red Hat ha rilasciato la release 7.2, battezzata Enigma. La versione provata da noi È la Red Hat Professional, che ci È pervenuta in tempi record (dopo appena tre giorni dal rilascio era già a casa nostra). Il pacchetto comprende: 2 CD di Installazione, 2 CD di Codici Sorgenti, un CD contenente la Documentazione, un CD con StarOffice 5.2, 2 CD con software aggiuntivo (come Adobe Acrobat, Sophos Antivirus, ecc.), e un CD contenenti applicazioni per server Web (come Sun Forte for Java, Macromedia ColdFusion Studio, ecc.), un DVD (contenente gli stessi programmi, documentazione e codice sorgente dei CD per una più agevole fruizione), il System Administrator's Survival CD (un CD dalla forma di biglietto da visita contenente degli utilissimi tools che potrebbero "salvarvi la vita" in situazioni critiche), ben 3 manuali (una Installation Guide, una Getting Started Guide e una Customization Guide).
Inoltre l'acquisto di questo pack dà diritto a 60 giorni di assistenza telefonica gratuita, 60 giorni di assistenza via Web e 180 giorni di abbonamento a Red Hat Network. Il costo di questo pacchetto È di 199.95 dollari, ma sono dei soldi ben spesi se si considera il valore aggiunto presente. È sempre possibile la versione "non ufficiale" gratuitamente dal sito di Red Hat o da uno dei suoi mirror.
Le novità presenti in questa release sono significative: prima tra tutte, l'introduzione dell'ext3 come filesystem journaled (del quale ci soffermeremo in seguito), l'utilizzo del kernel 2.4.7, una nuova interfaccia per le configurazioni di rete, la gestione degli utenti e le risorse hardware presenti sul sistema. Oltre a questo sono presenti, come al solito, le versioni aggiornate (non all'ultima versione, per ovvi motivi di distribuzione) dei programmi maggiormente utilizzati (sono presenti infatti Gnome 1.4.0.4 con Nautilus come file manager, KDE 2.2.1, XFree86 4.1.0 e Mozilla 0.9.2). La prima impressione che si ha a pelle È che goda di ottima stabilità (in tre giorni di prove abbiamo avuto solo un crash del pannello di Gnome). Questa caratteristica non È da sottovalutare soprattutto se si considera la scelta di Red Hat di utilizzare proprio GNOME con Nautilus come ambiente grafico di default (GNOME soprattutto in passato ha avuto qualche problemuccio di stabilità), a scapito del più popolare KDE (che rimane sempre possibile scegliere).
Ci sembra ancora troppo prematuro dare un giudizio su eventuali problemi di sicurezza, ma degna di nota È sicuramente la possibilità di configurare un firewall direttamente in fase di installazione (questa feature era già presente nella versione 7.1).
Anche la scelta di continuare a usare ipchains può essere dovuta a politiche riguardo la sicurezza: non tutti reputano ancora iptables (sicuramente più performante e dalle feature molto interessanti, cfr. Articolo:Un firewall per Linux: iptables) sufficientemente stabile e testato da giustificare l'abbandono di ipchains. Ma a questo punto perchè non rendere possibile continuare ad utilizzare un kernel della serie 2.2, certamente più testato e sicuro del recente (e probabilmente anche prematuro) 2.4? Anche subito dopo la fase di installazione non abbiamo avuto grosse sorprese riguardo i servizi installati: erano presenti solo un smtp (sendmail) e portmap (per poter utilizzare NFS).
È comunque sempre buona cosa subito dopo l'installazione configurare i propri servizi in modo da disabilitare quelli di cui non abbiamo bisogno. Una nota riguardo al firewall: pur aumentando la sicurezza globale del sistema, l'uso di un firewall non È la panacea a tutti i problemi di sicurezza, quindi rimane sempre compito del buon amministratore di sistema controllare la presenza di bug ed eventualemente porvi rimedio installando versioni sicure dei propri programmi. Passiamo ora ad analizzare la fase di installazione.
Prima di iniziare sarà necessario che disponiate dello spazio libero non partizionato sul vostro hard disk, o nel migliore dei casi di un hard disk da dedicare a Red Hat. A questo proposito vi rimando a un nostro precedente articolo sul come creare dello spazio per far posto a Linux. Red Hat consiglia di utilizzare FIPS per creare dello spazio non partizionato (ma ovviamente non ne garantisce il buon funzionamento).
Personalmente sconsiglio l'uso di FIPS, indirizzandovi su Parted o su qualche programma commerciale. Red Hat sotto questo punto di vista sembra essere indietro rispetto a Mandrake (che usa DiskDrake) e SuSE (che ha introdotto nella versione 7.3 un utility per ridimensionare e creare le proprie partizioni) ed È sicuramente un punto che può essere migliorato. Il CD È bootable, quindi se disponete di un PC relativamente recente potete configurare il BIOS in modo da fare il boot da CD. Se non riuscite ad avviare l'installazione direttamente da CD, allora avete bisogno di crearvi dei dischetti di boot. Per farlo inserite il primo CD e da DOS (o da Prompt di MS-DOS), scrivete:
C:> d:
(o la lettera corrispondete al vostro CD-ROM)
D:> cd dosutils
D:dosutils> rawrite
A questo punto quando vi verrà chiesto di inserire l'immagine del floppy da creare scrivere: ..imagesboot.img Come identificativo dell'unità dove volete creare il disco di boot scrivete: a:
Ora siete pronti per proseguire l'installazione. Al boot iniziale, premete invio (va bene nella quasi totalità dei casi). A seconda della RAM presente sul vostro PC verrà avviata l'installazione grafica o quella attraverso console. Le domande sono le stesse, cambierà soltanto il look. Come prima cosa vi verrà chiesto di scegliere la vostra lingua, ovviamente scegliete italiano e premete su Next. A questo punto toccherà alla vostra tastiera e mouse: come prima scegliete il vostro tipo e premete OK (per quanto riguarda il mouse se avete uno con due pulsanti, vi consiglio di abilitare l'emulazione per i tre pulsanti). Ora dovrete scegliere il tipo di installazione che fa per voi. Workstation, Laptop (molto simile alla prima, ma installa anche dei programmi utili sui laptop appunto), Server o Personalizzata. Io vi consiglio di selezionare, almeno all'inizio e se non siete molto esperti, Workstation o Laptop (ovviamente a seconda del tipo di PC che state usando), in seguito quando avrete preso un pò la mano su cosa usate e cosa no, potrete anche scegliere l'installazione Personalizzata.
Ora verrà il momento di selezionare lo spazio dove vorrete far creare le partizioni necessarie a Linux. Se È la prima volta che fate un'operazione del genere, forse vi conviene scegliere "Fare eseguire la partizione direttamente al programma di installazione". A questo punto potrete scegliere il disco sul quale creare le partizione (se ne avete più di uno). Attenzione: se avete creato in precedenza dello spazio libero non partizionato dovrete selezionare "Mantieni tutte le partizioni e utilizza lo spazio disponibile" pena la cancellazione accidentale delle altre partizioni (la prima opzione "Cancella tutte le partizioni Linux dal sistema" si "limita" a cancellare una preesistente versione di Linux installata, mentre la seconda, "Cancella tutte le partizioni dal sistema", farà in modo di rendervi la transizione Linux-Windows sicuramente un pò più dolorosa, per dirla con un eufemismo). Il prossimo passo È scegliere il tipo di boot loader. Di default installa GRUB, ma È sempre possibile selezionare LILO (che continuo sempre a preferire, forse più per abitudine). Normalmente le opzioni predefinite vanno bene, anche se da qui potrete scegliere il Sistema Operativo che verrà caricato di default al boot.
È giunto quindi il momento di configurare il firewall. Potete da qui scegliere i servizi che ritenete sicuri. È anche possibile configurarlo in modo da considerare "sicure" tutte le connessioni provenienti dalla rete locale. Forse la scelta migliore È non avere un approccio troppo aggressivo (non scegliete quindi "Alto" che potrebbe causarvi qualche problema), personalmente vi consiglio un livello di sicurezza "Medio".
Da qui potrete scegliere il supporto alle diverse lingue da installare. Potete scegliere Italiano o le lingue da voi preferite e cliccate su "Avanti". Ora dovrete selezionare il fuso orario a cui fare riferimento (premete su "Avanti").
Nella successiva schermata vi verrà chiesto di inserire la password di root (per chi non lo sapesse root È l'amministratore di sistema). Da qui potrete anche creare un normale account col quale accedere al sistema (scelta consigliata). Vi ricordo che È bene evitare di utilizzare l'utente root per il normale accesso, in quanto potrete inavvertitamente fare dei danni irreversibili, e non penserà essuno a fermarvi.
A questo punto vi verranno chiesti i gruppi di pacchetti da installare. Ovviamente tutto dipenderà dallo spazio che avete a disposizione. Potete anche cliccare su "Scelta individuale dei pacchetti" per una selezione più fine di cosa installare. A questo punto dovrete scegliere la scheda video (in seguito potrete configurare X). Premete su "Avanti" per procedere all'installazione dei pacchetti. Alla fine vi verra anche chiesto come configurare la vostra LAN se disponete di una scheda di rete.
Se tutto È andato a buon fine al riavvio successivo sarete in grado di apprezzare le qualità di Linux e in particolare di questa nuova Red Hat. Come già detto all'inizio una delle novità maggiori È quella dell'utilizzo di Ext3 come filesystem. La scelta È un pò anomala: in effetti Red Hat È stata la prima (e per ora unica) a puntare su questo filesystem journaled.
Tutte le altre (SuSE in testa) hanno preferito ReiserFS che fa parte del kernel stabile dalla versione 2.4.1. Le differenze tra i due sono notevoli: ReiserFS È più veloce e frammenta meno, ma fa il journaling dei soli meta-data, Ext3 È in linea teorica più sicuro (fa il journaling anche dei data), ma anche più lento. Ext3 può vantare anche il fatto che la conversione da Ext2 avviene praticamente al volo, senza necessità di ripartizionare. In più una partizione Ext3 può essere anche montata come Ext2, perdendo (solo temporaneamente) il supporto al journaling.
È già un paio di anni che Red Hat testa Ext3 e i risultati sono ottimi: l'utilizzo di questo filesystem durante le nostre prove non ha creato nessun problema. Come già detto Ext3 È più sicuro di ReiserFS: quest'ultimo infatti fa il journaling dei soli metadata. Questo vuol dire che in caso di crash (seppur raro con Linux) o di spegnimento accidentale del PC, le modifiche effettuate sui nostri file potrebbero andar perse. Ext3 inoltre può vantare di basarsi sul testatissimo e stabilissimo Ext2, per cui È improbabile che si verifichino dei problemi come quelli che ebbe ReiserFS nelle prime release del 2.4 (ma le brutte sorprese in questi casi sono sempre in agguato).
L'unica incognita È nella sua reale affidabilità: alcuni lo ritengono ancora un pò troppo acerbo per sostituire Ext2, o per essere usato al posto di ReiserFS o di JFS. In effetti un'altro punto a sfavore può risiedere nel fatto che non esiste ancora, nel kernel ufficiale rilasciato da Linus Torvalds, il supporto per Ext3, per ora infatti chi usa Red Hat con Ext3 dovrà applicare le apposite patch o utilizzare esclusivamente i kernel forniti da Red Hat (il supporto a Ext3 È invece presente nel kernel rilasciato da Alan Cox).
Ma su questo punto Linus ha già promesso che l'arrivo di Ext3 nel kernel ufficiale non tarderà molto. È anche vero che dare fiducia a questo filesystem può contribuire al suo sviluppo: più gente lo usa e maggiori sono le probabilità di scovare dei bug (come accadde con ReiserFS).
Dalle prove da noi effettuate sulla nuova 7.2 sono scaturite molte cose interessanti: innanzitutto questa release dimostra che Red Hat non È assolutamente indietro rispetto alle altre, rimanendo ancora per molti il reale standard nel mondo Linux. La migliorata stabilità e la voglia di migliorare in sicurezza sono tangibili. Red Hat inoltre È ancora una delle poche che punta su GNOME, l'ambiente grafico usato di default, e Nautilus migliora di release in release. Speriamo solo che le nostre speranze non vengano tradite da inattese e spiacevoli sorprese, ma in questo siamo fiduciosi.