Parlando, in un precedente articolo, di applicazioni web che permettono di gestire la propria vita digitale, ricorrevano spesso alcuni termini quali "esportazione", "importazione" o "condivisione" dei contenuti.
Ciascuno servizio non è infatti come un mondo chiuso in se stesso, e nell'abbondanza degli strumenti di comunicazione è importante capire come poter far interagire i diversi spazi in cui si è presenti.
Per farlo, la rete mette a disposizione una serie di automatismi, spesso attivabili all'interno dei servizi che utilizziamo, o mediante l'utilizzo di applicazioni esterne. Tutti, o quasi tutti, sono basati sui feed Rss.
Attraverso i feed possiamo far sì che tutte le informazioni che scriviamo su diversi siti vadano a finire in un unico posto, oppure sui social network dove abbiamo più amici, come Facebook, Twitter o Google Buzz.
In questo, giocano un ruolo gli aggregatori, servizi che consentono di ricevere informazioni provenienti da più siti, e accoglierle nel proprio spazio per riproporle in maniera, per l'appunto, aggregata ed ordinata.
Lifestreaming: FriendFeed e gli altri
Prendiamo come esempio quello che può essere considerato il principe degli aggregatori: FriendFeed. Del suo funzionamento tecnico abbiamo già parlato in una guida, e quindi non approfondiremo questi aspetti, ma lo considereremo dal punto di vista "strategico".
Friendfeed viene normalmente utilizzato in ricezione, e in questo senso è sicuramente uno dei servizi migliori.
Il flusso informativo complessivo di FriendFeed, dato da ciò che importiamo e ciò che scriviamo direttamente lì, può però essere a sua volta condiviso ed esportato su altri servizi, come i prima menzionati Facebook o Twitter.
FriendFeed è anche molto frequentato in sé, e viene così spesso utilizzato anche per lanciare messaggi direttamente lì, o commentare gli interventi degli altri. In ogni caso, si pone in una posizione ideale per smistare contenuti, secondo questo schema.
Flavors.me, Profilactic e altri
Altri servizi di aggregazione e lifestreaming fanno più o meno lo stesso lavoro, con qualche variante. Uno dei più eleganti è Flavors.me che permette di creare una pagina "ad effetto" aggregando foto di Flickr, video di Youtube, twit di Twitter e così via.
Profilactic, oltre ad avere un altissimo numero di servizi a disposizione, consente anche di integrarli in un proprio blog, sotto forma di post periodici che vanno a pescare i nostri contenuti sparsi per la Rete.
Altra applicazione interessante è Tumblr, una piattaforma per blog molto utilizzata e con diverse funzioni di importazione automatica (ma i servizi che si possono importare non sono moltissimi). Inutile aggiungere che tutte le informazioni raccolte da Tumblr, che siano in automatico o aggiunte a mano, si possono esportare tramite feed RSS, e quindi far continuare a viaggiare.
Molto professionale è invece Storytlr, che prima veniva fornito come servizio online, ora è diventato un software da scaricare e installare su un proprio spazio server, il che però lo rende probabilmente meno alla portata di tutti.
Su principi analoghi a quelli degli altri aggregatori funziona invece Soup, servizio che importa ed esporta automaticamente su un Feed o direttamente su Facebook. O ancora Lifestream.fm, che di servizi ne supporta 60, oltre ovviamente ai feed RSS, e anche in questo caso consente di esportare i contenuti in maniera automatica.
Costruire una buona architettura
Se siamo dunque interessati a condividere tutto quello che facciamo, per riproporlo su una nostra pagina o su un nostro profilo online, è possibile utilizzare lo schema di FriendFeed visto sopra, o anche ipotizzare architetture di tipo diverso.
Possiamo ad esempio far entrare in gioco un'altra utile applicazione, che si chiama Twitterfeed. Lavora prendendo un qualsiasi feed per riproporlo in maniera automatica su un altro sito. Il nome non inganni: funziona in realtà anche con Facebook e altri servizi.
Un'altra strada è passare per uno di quei servizi che potremmo definire aggregatori al contrario, cioè strumenti che permettono di essere aggiornati in un'unica sede per poi vedere quello che scriviamo dove vogliamo.
Hellotxt è uno di questi. In questo caso, dopo aver aggiunto i servizi si può ottenere una pagina con tutti gli aggiornamenti, all'indirizzo hellotxt.com/nome.
Se Facebook e Twitter sono i nostri punti di arrivo, ma lì vogliamo anche scriverci direttamente, e non solo importare, teniamo presente che in questo caso quello che postiamo lì non viaggerà sulle altre piattaforme, a meno di non creare un'ulteriore meccanismo di importazione.
Il problema diventa però a quel punto quello di evitare i doppioni, cioè che un contenuto venga inviato due volte sulla medesima piattaforma, creando un generale effetto di confusione e intasamento.
Per farlo può davvero essere utile avere uno schema con tante frecce per quante sono le nostre "linee di comunicazione" attivate. Potrà sembrare un'attività troppo pignola, ma, come si diceva all'inizio, i canali di comunicazione sono sempre di più, ed è bene sapersi destreggiare al loro interno.